CHIANURA: IL MIO IMPEGNO PER L’INPGI, LA DIFESA DEI GIORNALISMI

di Carlo Chianura

Vorrei dire ai colleghi che mi hanno votato, ma non solo a loro, che intendo esercitare la mia nuova funzione di consigliere generale dell’Inpgi privilegiando quella che ritengo la vera sfida della mia generazione: difendere la professione giornalistica dal rischio di estinzione.

Quando ho cominciato il mestiere le strade di accesso erano essenzialmente due: il lavoro nero e quindi il praticantato, il primo quasi sempre propedeutico al secondo. Oggi è tutto cambiato: il lavoro nero, che era il nostro dazio da pagare alla professione ma se vogliamo essere sinceri anche un investimento sul nostro futuro, è diventato la norma e la precarizzazione fa parte ormai del sistema.

Alle porte dei giornali c’è un esercito di riserva fatto di migliaia di giovani o ex giovani diventati professionisti, a volte grazie alla scomparsa acritica delle regole di accesso alla professione. Precari che meriterebbero attenzione, regole certe, rispetto delle leggi: in realtà nel migliore dei casi entrano nei giornali o nelle tv attraverso ambigui contratto a tempo determinato. Entrano e escono dalla professione, mentre i meno fortunati rimangono con un inutile tesserino in mano.

Gli editori lo sanno bene: infatti abusano del tempo determinato, quando va bene, sanno che ci sono migliaia di giovani preparati ma magari inesperti che entrerebbero a mille euro al mese. Sono tentati, gli editori, dalla spallata che rimodellerebbe le redazioni dal basso: tanti articoli 2 sottopagati, una quota ridotta di capi-desk che fanno da spina dorsale organizzativa dei giornali, poche firme da copertina; per il resto: via quella quota di giornalisti esperti e superpagati (rispetto ai mille euro al mese), via libera alle uscite incentivate, forzature sugli stati di crisi e dunque prepensionamento libero.

Pazienza se assieme ai cinquanta-sessantenni esce dai giornali e dalle televisioni anche la loro esperienza, la stessa memoria storica di una redazione. Si può farne senza: dopotutto c’è il web con la sua massa enorme di informazioni e di materiali. Che ci vuole: basta prendere e pubblicare, con “la pala” come diciamo nel nostro gergo quando vogliamo indicare un giornalismo fatto di quantità e di grossolanità.

Dopotutto: qual è la vera lezione di un contratto che non arriva da quattro anni se non che la Fieg chiede e vuole mano libera proprio sulla determinazione della stessa natura della professione giornalistica.

Ecco, questo deve sapere una professione parcellizzata e proprio per questo più ricattabile di altre: tutto ciò ha un prezzo che si chiama precarizzazione sistemica, che si chiama in definitiva attacco alla stessa libertà di espressione, di critica e di cronaca. Questa è la fine del giornalismo come l’abbiamo inteso finora.

L’Inpgi, arriviamo al punto, è direttamente coinvolto rispetto a uno stato di cose del genere e deve restare impegnato a contrastare gli effetti di quel modello di sviluppo, nel suo ruolo istituzionale e a tutela del futuro di tutti i giornalisti.

In questo senso cercherò di far valere la mia azione, nel solco del lavoro ormai affermatosi negli anni da parte di Puntoeacapo, con le intuizioni e il lavoro riformatore di Silvana Mazzocchi, con la vigilanza di Pierluigi Franz, con il contributo di Francesco Gerace, Cinzia Romano e di tutti coloro che finora hanno rappresentato e oggi ancora rappresentano la nostra componente all’Inpgi e negli altri organismi di categoria.

 

Sento di dovere alcuni ringraziamenti. Devo ringraziare la mia redazione, quella di Repubblica a Roma, per l’appoggio che ha voluto darmi in termini di voti e di incoraggiamento. Una grande redazione di un grande giornale dove già si gioca una partita importante che riguarda l’essenza stessa della professione giornalistica, visto che il suo sindacato si appresta a discutere con la direzione e l’azienda la fase numero due dell’integrazione multimediale. E’ una partita importante, che condizionerà tutti gli altri quotidiani, grandi e piccoli.

Il rispetto dei ruoli, delle persone e delle storie professionali, unito al rispetto del contratto di lavoro e alla tutela degli interessi di istituzioni fondamentali come Inpgi e Casagit, è una questione che mi riguarda direttamente nella mia nuova funzione di consigliere generale dell’Inpgi.

Ringrazio con il cuore le redazioni del Messaggero, della Rai, dell’Ansa, del Corriere della Sera e le componenti di “Fnsi-L’Alternativa” e di “Senza Bavaglio”. Un grazie particolare va per concludere a Enzo Iacopino, il segretario dell’Ordine nazionale dei giornalisti, e un abbraccio affettuoso tra gli altri a Silvana Mazzocchi, Pierluigi Franz, Cinzia Romano, Stefania Conti, Rossella Lama, Fabio Morabito, Antonio Savi e a tutti coloro che in questi mesi hanno favorito la mia candidatura e un risultato elettorale così lusinghiero.

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