INPGI 2: ESENZIONE FINO A 3.000 EURO E RESTITUZIONE DEI CONTRIBUTI A 65 ANNI

di Cinzia Romano

Comitato amministratore Inpgi2, esecutivo di Puntoeacapo

Ce la stiamo mettendo tutta per correggere alcune norme del regolamento della Gestione Separata che vengono vissute dagli iscritti come ingiuste o illogiche. Per questo abbiamo deciso nella seduta del Comitato Amministratore del 18 marzo di esonerare dall’obbligo di versare i contributi alla Gestione separata per i giornalisti liberi professionisti con o senza partita Iva che, nell’esercizio di attività giornalistica autonoma, percepiscano un reddito annuo  inferiore a  3.000 euro e di ampliamento i casi in cui è possibile, per tutti gli iscritti alla Gestione separata, la restituzione dei contributi una volta compiuti i 65 anni di età.

Si tratta di due delibere molte importanti che ora però, per diventare operanti, devono ottenere il sì dei Ministeri vigilanti, del Lavoro e dell’Economia. Le due delibere hanno l’obiettivo di armonizzare le nostre norme con quelle della gestione separata dell’Inps (come è avvenuto con i Co.Co.Co)  e di garantire la più ampia tutela previdenziale agli iscritti al momento della cessazione dell’attività lavorativa.

Il Presidente Camporese fa bene a ricordare che esistono difficoltà legate all’impianto generale delle norme sul sistema pensionistico  del lavoro non dipendente, e confidare “ di poter individuare percorsi condivisi con i Ministeri vigilanti che portino all’approvazione delle delibere in questione nell’interesse prioritario degli iscritti e della sostenibilità dello stesso sistema”.

La delibera del Comitato, prevede che i giornalisti libero professionisti, con o senza partita IVA (non quindi i Co.Co.Co.) che non hanno superato il tetto di 3mila euro vengano esonerati dal pagamento dei contributi, anche da quello minimo previsto che è di 200mila euro. Chi invece supera il tetto dovrà invece fare il versamento sull’intero reddito annuale percepito.

La restituzione dei contributi, al 65° anno di età, ora possibile solo per coloro che non abbiano raggiunto i cinque anni minimi di versamenti richiesti per ottenere la pensione, verrà estesa  anche a chi  abbia versato più dei cinque anni minimi, ma il cui montante utilizzato per il calcolo della pensione risulti inferiore o uguale a circa 18.000 euro.

Si potranno così correggere alcune storture che abbiamo verificato da quando, nel 2001, sono state liquidate le prime domande di pensione a favore dei lavoratori autonomi. In molti casi l’istituto eroga pensioni bassissime, poche decine di euro lorde l’anno con dei costi molto alti per l’istituto chiamato a gestire le prestazioni erogate (bonifici mensili, invio del Cud etc).

L’attuale normativa, in alcuni casi si trasforma in un danno per il collega (che per avere il poco che ha versato deve  augurarsi di diventare centenario) e per l’istituto che per erogare una pensione di due euro lordi al mese (capita) si sobbarca una spesa di gran lunga superiore alla pensione erogata!

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