RDS, IL CDR NEGATO E LA LATITANZA DI FNSI E STAMPA ROMANA. CON UNA APPENDICE

A Roma si racconta una strana storia. Una storia che parla di giornalisti e diritti negati. La storia di una grande azienda radiofonica.

RDS, Radio dimensione suono, è una delle realtà tra le più belle del panorama della comunicazione. Un grande successo, ascolti enormi, un parterre di voci straconosciute dal pubblico.
Tra i circa 100 dipendenti dell’azienda ci sono 13 giornalisti, di cui 11 professionisti e 2 pubblicisti. Servono per preparare le tante (una ogni 20 minuti) edizione del giornale radio. La storia ci dice che 12 di questi colleghi (tutti assunti a tempo indeterminato, non stiamo quindi parlando di precari) non hanno un contratto FNSI.
Si badi bene: lavorano per una testata giornalistica, la Radio Dimensione Suono S.p.A. L’azienda sembra florida. Nel 2009 –gli ultimi dati di cui disponiamo- fattura 51 milioni di euro. Eppure si è preferito far firmare ai colleghi un contratto FRT (per chi ha voglia http://www.frt.it/allegati/CCNL%20Radio%20e%20TV.pdf).
Il contratto FRT è un contratto pensato per il personale tecnico e amministrativo che lavora nelle aziende radio-televisive. Non per i giornalisti.
E infatti, per i 13 di RDS, non esiste il Comitato di Redazione. Le rappresentanze previste dal contratto sono quelle classiche per i lavoratori non giornalisti: CGIL, CISL e UIL.
Che, però, non possono ovviamente tutelare le figure giornalistiche.
Questo, è ovvio, ai colleghi di RDS non può andare giù. La storia ci dice che l’azienda, di fronte alla legittima richiesta di formare un Cdr con tutti i crismi, abbia avuto un atteggiamento di totale chiusura e intransigenza assoluta. 
I nostri amici ci informano anche che la FNSI e Stampa Romana, da tempo a conoscenza della realtà dei fatti, non sono riuscite a far altro che inserire il caso nel Libro Bianco sul lavoro nero (!) della Federazione. Una roba del 2001 con interventi di padri nobili della professione come Bocca e Curzi.
Ci togliamo il cappello, ma stiamo parlando di secoli fa.
Senza considerare la copertura sanitaria. Che non c’è. La Casagit, i colleghi di RDS, non sanno nemmeno cosa sia.
Vorremmo riportare la questione RDS, insieme a mille altre, all’attenzione della Federazione. Vorremmo che il sindacato torni a fare il sindacato, prestando orecchio alle istanze più gravi e insultanti verso la dignità professionale.
Vorremmo, insomma, che la storia di  RDS potesse avere un lieto fine.

 

 

STAMPA ROMANA FA SAPERE: CI STIAMO MUOVENDO CON GLI AVVOCATI. PUNTOEACAPO: FORSE ERA MEGLIO MUOVERSI PRIMA, E NON SOLO CON I LEGALI

 

Una postilla a questo articolo, che aggiungiamo il 14 giugno dopo aver letto su Facebook che il segretario di Stampa Romana ci accusa di disinformazione sulla vicenda Rds, in quanto Asr sarebbe già intervenuta a sostegno dei giornalisti dell’emittente “attraverso uno dei suoi legali”.

Ci limitiamo – oltre, ovviamente, a ribadire i concetti espressi – a sottolineare la mancanza di prese di posizione pubbliche sulla questione RDS da parte della stessa Stampa Romana e della Federazione. Questo avrebbe, probabilmente, potuto portare ad una composizione della questione senza dover ricorrere a cause e avvocati. E’ invece stata necessaria la sortita di Puntoeacapo, evidentemente, per dare la sveglia.

E’ inoltre stupefacente constatare come, in vista di possibili massicce acquisizioni da parte di RDS (come da intervista sul Sole 24 ore del 13 giugno), al sindacato non sia venuto in mente di chiedere urgentemente all’editore una regolarizzazione dei contratti dei giornalisti presenti nel gruppo.

Auguriamo ai colleghi di RDS di trovare una soluzione nel minor tempo possibile.

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