EX FISSA, MORALE DELLA STORIA: QUATTRO MOTIVI PER CUI LA FNSI DEVE VERGOGNARSI

di Alessandra Spitz *

E’ stata una via crucis, composta di tante, troppe stazioni, ma ora sembra che finalmente sia finita e che 1.200 giornalisti possano tirare un sospiro di sollievo. Oggi, infatti, l’Inpgi ha comunicato che il Ministero del lavoro ha sbloccato l’iter di approvazione del finanziamento, approvato dal Cda dell’Istituto nel dicembre 2014, concesso al fondo ex fissa, sulla base degli accordi Fieg-Fnsi.

L’Inpgi annuncia che sarà ora possibile entro la fine di giugno pagare a chi è in attesa l’anticipo di 10 mila euro lordi della ex fissa per poi proseguire entro il 2015 con l’avvio dei pagamenti rateizzati (con una durata media di 12 anni) in base ad una graduatoria basata su parametri certi, come anzianità di iscrizione al Fondo, età del giornalista e importo da incassare.

Ma la chiusura della vicenda non può e non deve far dimenticare le enormi responsabilità della maggioranza della Fnsi nella gestione di un istituto contrattuale che era una garanzia anche di libertà per i giornalisti italiani e che ora è in liquidazione.

Proviamo allora ad elencare le più gravi:

1. I vertici della Fnsi hanno assistito per anni facendo finta di niente al mancato pagamento da parte degli editori dei contributi dovuti per il fondo ex fissa con un comportamento come minimo omertoso.

2. Avallando acriticamente una massa di prepensionamenti chiesti (spesso senza giustificazione alcuna) dagli editori sulla base della legge 416, e rendendo strutturali le pensioni di anzianità a 62 anni, i vertici della Fnsi non si sono neppure posti il problema che i soldi per liquidare chi aveva diritto all’ex fissa sarebbero finiti subito, come poi è stato.

3. Con il contratto dell’estate 2014 la Fnsi ha di fatto posto in liquidazione il fondo, fissando un tetto, privando i colleghi più giovani di questo istituto e “rapinando” i colleghi della Rai che invece la ex fissa continuavano a riceverla, visto che la Tv di Stato pagava regolarmente e alle vecchie condizioni.

4. Hanno costretto l’Inpgi, il cui bilancio è in crisi a causa della massa di prepensionamenti e delle pensioni di anzianità, a fare un prestito agli editori per sanare così il buco che si era creato, togliendo così liquidità preziosa all’Inpgi, che nel frattempo è stato costretto per esempio a sospendere nel 2015 i mutui ai giornalisti.

Oltretutto durante i 10 mesi di attesa del via libera governativo, la Fnsi non ha mosso un dito per sbloccare almeno il pagamento dei primi colleghi nella vecchia lista di attesa.

I vertici della Fnsi non hanno mai speso una parola di chiarimento con i colleghi (non parliamo poi delle scuse) nel corso della lunga fase di confronto tra l’Inpgi e il ministero del Lavoro e la Covip per l’approvazione della delibera di finanziamento del prestito.

Ci chiediamo e chiediamo ai colleghi: quali errori devono ancora commettere i dirigenti della maggioranza del sindacato unico perchè diano in blocco le loro dimissioni?

* Consigliere generale Inpgi nella commissione Bilancio, esecutivo di Puntoeacapo

 

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