INPGI, PUNTOEACAPO: NON SI TAGLIANO LE PENSIONI, ATTENTI A NON INVALIDARE TUTTO.IL MONITO DI DAMIANO

di Mario Antolini *

Un monito (l’imposizione di una misura di solidarietà sulle pensioni in essere può essere accettabile solo per le pensioni oltre i 5.000 euro netti mensili) e due proposte (scorporare dalla riforma Inpgi le misure della cosiddetta “solidarietà intergenerazionale” e ridurre da subito i compensi a presidente, consiglieri e sindaci) sono stati lanciati durante il convegno “Giornalisti di fronte a una nuova previdenza: equità. sostenibilità, legalità”, organizzato dall’associazione di giornalisti Puntoeacapo nella sede dell’Ordine nazionale dei giornalisti, a Roma.

Nel suo intervento, il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, ha sottolineato con decisione la necessità di tenere in ordine il bilancio dell’Inpgi, come di ogni altra cassa previdenziale, e ha rimarcato di “non essere contrario” a un eventuale contributo di solidarietà sulle pensioni oltre i 5.000 euro netti mensili, purché “le risorse recuperate in alto siano utilizzate per le pensioni più basse”. Rimarcando come il coefficiente di rendimento Inpgi del 2,66 per cento sia ben più favorevole del 2 per cento fissato per l’Inps, Damiano ha ribadito il suggerimento di introdurre nel sistema forti elementi di flessibilità in uscita.
Illustrando il progetto di riforma, Carlo Chianura, portavoce di Puntoeacapo e consigliere di amministrazione Inpgi, ha spiegato che l’attuale stato di crisi dell’istituto esplode nel 2009, per colpa di un contratto che ha facilitato oltre misura alle aziende il ricorso ai prepensionamenti e alle pensioni di anzianità. Si valuta che gli editori, tra risparmi sul costo del lavoro e provvidenze dello Stato, hanno incassato oltre 700 milioni, al netto delle pensioni di anzianità e dei contributi indiretti della legge sulla editoria.
L’Inpgi, ha argomentato Chianura, si è trovato a gestire solo gli effetti negativi di questa congiuntura, incassando il crollo della contribuzione, sia per la perdita di circa 3.000 posti di lavoro, che per l’esplosione della spesa pensionistica. Senza interventi adeguati, in meno di 30 anni l’Inpgi vedrebbe di fatto azzerato il suo patrimonio.
I pilastri del progetto di riforma che l’Inpgi dovrebbe approvare il 27 luglio consistono in un aumento della contribuzione per gli editori, ma anche per i dipendenti, in misure di contenimento delle prestazioni facoltative (assegno di superinvalidità e ricovero in casa di riposo soltanto sotto i 38 mila euro, e non più sotto i 70 mila), e in una rimodulazione per l’accesso alla pensione, riparametrando età anagrafica e anni di contribuzione.
Il portavoce di Puntoeacapo ha dedicato molta attenzione all’aspetto più controverso della ipotizzata riforma, il cosiddetto contributo di solidarietà intergenerazionale (dello 0,5 per cento fino ai 30 mila euro lordi, dell’1 per cento aggiuntivo da 30 a 60 mila, dello 1,5 per cento da 60 a 90 mila) sulle pensioni in essere che, ha detto Chianura, non è politicamente inaccettabile ma semplicemente illegale: l’Inpgi deve pagare le pensioni, non tagliarle. Eventuali interventi in questo senso spettano esclusivamente al legislatore.
Appunto per evitare che le prevedibili azioni legali contro questo contributo possano bloccare l’entrata in vigore della riforma complessiva, Puntoeacapo suggerisce di stralciare questo intervento e farne eventualmente oggetto di una delibera ad hoc, separata dalla riforma previdenziale e quindi con una vita e un rischio autonomi. Altrimenti, visto che le decisioni sulle pensioni in essere spettano soltanto al legislatore, si introdurrebbe nella riforma un “baco” dai prevedibili effetti disastrosi.
Inoltre, Puntoeacapo chiede di procedere fin da subito a una riduzione degli emolumenti di presidente, consiglieri e sindaci, una iniziativa politicamente e moralmente doverosa, anche per mandare finalmente alla categoria un segnale di consapevolezza della situazione attraversata dall’istituto. Chianura ha anche denunciato il grave caso degli amministratori di Inpgi 2, poco più che consiglieri generali, che percepiscono però lo stesso compenso dei consiglieri di amministrazione e in alcuni casi più del vicepresidente vicario dell’istituto. “E’ necessario che il Cda proponga immediatamente e comunque in tempo utile al consiglio generale un drastico ridimensionamento di questi compensi, ingiustificato sia per l’impegno che per le responsabilità richiesti”.
Nel convegno, l’avvocato del lavoro Carlo Guglielmi ha citato, tra le altre decisioni giurisprudenziali, la sentenza 53 del 2015 della Cassazione, in cui si mette in chiaro che “una volta maturato il diritto alla pensione di anzianità, l’ente previdenziale debitore non può con atto unilaterale, regolamentare o negoziale, ridurne l’importo, tanto meno adducendo generiche ragioni finanziarie, poiché ciò lederebbe l’affidamento del pensionato, tutelato dalla Costituzione, nella consistenza economica del proprio diritto soggettivo”.
Il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti Enzo Iacopino ha contestato con durezza le “modalità clandestine” con cui è nata questa riforma, puntando anch’egli il dito contro gli emolumenti troppo alti che riguardano tra l’altro la gestione di Inpgi 2.
* Vice portavoce di Puntoeacapo

 

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