INPGI, NON PASSA IL TAGLIO DEGLI EMOLUMENTI. MAGGIORANZA DIVISA SUI GETTONI DI PRESENZA

di Alessandra Spitz*

La maggioranza che governa l’Inpgi ha perso l’ennesima occasione di marcare una reale discontinuità con il passato e di dimostrare senso di responsabilità nei confronti dei colleghi, soprattutto dei più deboli e sfortunati.

Il Consiglio generale dell’Inpgi, nella riunione del 7 giugno, ha infatti bocciato a maggioranza (29 no, 14 sì e 6 astenuti) una proposta avanzata dai consiglieri di Inpgi Futuro che prevedeva un ulteriore taglio del 10% degli emolumenti della presidente Marina Macelloni, che ora riceverà una indennità di 230 mila euro annui.

Ovviamente, i consiglieri di Inpgi Futuro hanno votato contro la delibera sullo stipendio della presidente, la quale, pur percependo meno del suo predecessore Camporese (che superava i 300 mila euro l’anno), ha comunque dichiarato che non intende rimetterci una lira rispetto a quello che percepiva come giornalista del Sole 24 ore. Anche se, grazie alla nuova carica, potrà in futuro percepire due pensioni, quella di Inpgi 1 (cui continuerà a versare i contributi) e quella di Inpgi2 i cui contributi verranno versati dall’Inpgi. Godrà inoltre di rimborsi spese sostanziosi e di una congrua dotazione annuale come spese di rappresentanza.

Ha votato no l’intera delegazione di Inpgi Futuro: Carlo Chianura e Paola Cascella, membri del Cda; Mario Antolini, Domenico Bertoni, Corrado Chiominto, Stefania Conti, Gianni Dragoni, Franco Ordine, Orlando Perera, Antonio Savi, Alessandra Spitz, Lino Zaccaria, consiglieri generali.

Chi come noi ha chiesto che lo stipendio del Presidente venga deciso una volta per tutte e non insegua le retribuzioni di chi viene eletto e che ha sollecitato austerità e senso di reponsabilità in tutte le spese è stato tacciato di populismo e di demagogia. Come se chiedere tagli incisivi, in un momento di forte crisi dell’Istituto, fosse irragionevole.

Unica nota positiva è venuta dall’approvazione di un emendamento proposto dal consigliere Mauro Lozzi (cui la rappresentanza di Inpgi Futuro ha detto sì e su cui la maggioranza si è spaccata) che elimina totalmente i gettoni di presenza da 80 euro di tutti coloro che ricoprono cariche all’Inpgi e, quindi, anche di tutti gli oltre 60 membri del Consiglio generale.

Una decisione di cui buona parte della maggioranza – un minuto dopo l’approvazione – si è pentita, tanto che si voleva approvare un ordine del giorno che depotenziava questa decisione. Una scena surreale. Con buon senso si è deciso infine di ridiscutere nel prossimo Consiglio generale la delibera, perchè “troppo punitiva nei confronti dei disoccupati e dei freelance”.

Approvato per un soffio, ma non dalla maggioranza dei presenti, un emendamento che ha eliminato per i consiglieri generali di Roma la possibilità di chiedere il rimborso delle spese sostenute nell’esercizio delle proprie funzioni.

Insomma, la maggioranza che fa capo a “L’Inpgi siamo noi” ha ritenuto di non dover fare troppi sacrifici, pur nel momento in cui si appresta a varare nei confronti dei colleghi una manovra lacrime e sangue per garantire la sopravvivenza dell’ Istituto. L’unico provvedimento che ha preso nella propria delibera è stato infatti un mini-taglio del 5% dei compensi del Cda e del Collegio sindacale. Gli unici ad andarci di mezzo davvero sono stati in sostanza i consiglieri generali il cui compenso è stato di fatto azzerato. Un po’ poco, francamente.

Rimangono invece inalterati gli eccessivi compensi dei componenti del comitato amministratore di Inpgi2 (Inpgi Futuro aveva proposto come nel novembre scorso di equipararli a quelli dei consiglieri del Fondo complementare) e i due milioni e mezzo di euro che Inpgi con i soldi di tutti versa nelle casse del sindacato, a conferma che esiste un meccanismo ben collaudato di collateralismo tra Ente di previdenza e Fnsi, collateralismo che è una delle cause della pessima situazione finanziaria dell’Ente.

Anche su questo Inpgi Futuro ha chiesto inutilmente di decidere un taglio consistente degno di una vera spending review, in attesa che venga rivista una convenzione che nei tempi di internet e di pratiche informatizzate non ha più senso di esistere se non per i signori delle poltrone ben remunerate. Poltrone che poche settimane fa sono state distribuite a piene mani dalla maggioranza ai propri referenti sul territorio.

* Consigliera generale Inpgi, esecutivo di Puntoeacapo

 

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