INPGI, RICORSO AL TAR. UNA GRANDE MOBILITAZIONE DI GIORNALISTI IN PENSIONE E IN ATTIVITÀ

Vittorio Emiliani

di Mario Antolini *

Una storia tormentata, che nasce ormai tre anni fa: un prelievo forzoso varato dall’Inpgi a luglio 2015, ma bocciato dai ministeri vigilanti a gennaio 2016, quindi leggermente modificato (esazione per tre anni e non più per cinque) e così riapprovato dai ministeri vigilanti a febbraio 2916 e riproposto dall’Inpgi a settembre 2106.

E’ in questa griglia di date che l’allarme, l’irritazione e la protesta sempre più evidente tra i giornalisti pensionati prima scopre se stessa, poi costruisce un suo ben determinato e determinante ruolo. Se ne fecero primi catalizzatori i colleghi Salvatore Rotondo (Torino) e Paolo Brogi (Roma) e Puntoeacapo, che – condividendo in pieno le ragioni della protesta – subito si impegna con il suo supporto anche tecnico-organizzativo.

Fu creato un account – giornalisti.noprelievo@gmail.com – attraverso il quale a fine settembre 2016 il Comitato NoPrelievo lanciò l’idea di una lettera appello ai ministri del Lavoro e del Tesoro affinché ribadissero il loro no al prelievo. La risposta della categoria fu davvero impressionante: col solo tam tam sui social, nelle prime 36 ore arrivarono 135 firme all’appello, che il 2 ottobre fu inviato ai Ministeri. Il 14 ottobre, le sottoscrizioni erano già diventate 1.020, fino a superare quota 1.220 nei mesi seguenti.

Tra queste, le tantissime firme di giornalisti noti (basti citare il compianto Alberto Statera, Andrea Purgatori, Daniele Mastrogiacomo, Toni Capuozzo, Massimo Franco, Giovanni Valentini, Francesco La Licata, Roberto Martinelli, Giuseppe Sangiorgi, Emanuela Audisio, Nicola Caracciolo, Alberto Stabile, Antonello Valentini, Valeria Gandus, Paola Pilati, Francesco Damato, Massimo Lugli, Carlo Fusi, i quirinalisti Marzio Breda, Umberto Rosso e Paolo Cacace; e ancora Marcello Veneziani, Giulietto Chiesa, Rinaldo Gianola, Leonardo Coen, Erica Arosio, Roberto Bencivenga, Giuseppe Columba, Livio Caputo, Alfio Caruso, Paolo Chiarelli, Paolo Francia, Nadia Tarantini), e dei colleghi Rai (Giancarlo Santalmassi, Maurizio Torrealta, Enzo Nucci, Aldo Forbice, Mario Giobbe, Duccio Guida, Daniela Brancati, Mariella Milani, Fabio Cortese).

Folta la squadra dei direttori (Vittorio Emiliani, nella foto, Ernesto Auci, Emilio Carelli, Vera Montanari, Maria Luisa Agnese, Enrico Romagna Manoja, Gennaro Malgieri, Giampiero Gramaglia, Lorenzo Mondo, Mauro Bene, Matteo Cosenza, Beppe Lopez, Vittorio Stamerra, Giancarlo Minicucci, Paolo Figus, Giancarlo Mazzuca) e di colleghi ancora in attività (da Virginia Piccolillo a Maria Novella De Luca, da Sandro Petrone a Michele Smargiassi, Marco Frittella, Alessandra Longo, Angelo Lupoli, Emiliano Scalia, Gabriella Lepre), evidentemente preoccupati da questo attacco ai diritti acquisiti.

Una preoccupazione che supera schieramenti e fazioni: all’iniziativa infatti aderiscono tutte le anime del sindacato. Firmano Silvana Mazzocchi e Cinzia Romano (due delle fondatrici di Puntoeacapo), ma anche Giorgio Balzoni (già segretario Usigrai), Roberto Carella (ex Cda Inpgi), Guido Columba (storico presidente Unione nazionale cronisti), Luigi Ferrajolo (presidente Unione stampa sportiva), Cesare Gerosa, Giorgio Frasca Polara, Roberto Mostarda, Luca Frati, Clara Zagaria, Giuliana Del Bufalo (storica segretaria Fnsi), Massimo Alberizzi (Senza Bavaglio) e una nutrita pattuglia della Unione nazionale pensionati: Paolo Baggiani, Romano Bartoloni, Gian Luigi Corti, Ermanno Corsi, Tiziana Longo.

Inpgi e ministeri, però, non se ne danno per inteso e il prelievo forzoso parte: e dopo il varo della nuova delibera, il Comitato NoPrelievo deve affrontare il problema del ricorso alla magistratura e dei suoi costi. Così, il 10 aprile 2017 si apre un conto PostePayEvolution (IT50A0760105138283073083075, intestato al tesoriere del Gruppo romano pensionati, Roberto Ambrogi) e si lancia l’appello a sottoscrivere una quota di 50 euro. Ed anche questa volta la riposta è eccezionale: centinaia e centinaia di adesioni che rendono possibile pagare la parcella per il ricorso al Tar (2.500 euro) e pensare con tranquillità all’inevitabile appello al Consiglio di Stato, dopo aver valutato con attenzione le motivazioni della sentenza Tar che ha respinto le nostre tesi.

I 6.500 giornalisti pensionati vogliono sapere se davvero in questo nostro Paese le bimillenarie ragioni del diritto (Pacta sunt servanda) devono piegarsi alla volgarità di un odio generazionale scatenato oggi contro presunti pensionati d’oro e pronto a scatenarsi domani contro chiunque abbia un reddito facilmente aggredibile: al di là e al di fuori di ogni garanzia di legge.

* Consigliere generale dell’Inpgi, vice portavoce di Puntoeacapo

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