INPGI, perché

L’Inpgi ha chiuso il 2007 con un avanzo di bilancio positivo e una riserva di oltre un miliardo di euro. Un ottimo risultato, ma non il migliore possibile. Il mancato contratto ha fatto perdere alle casse dell’Inpgi oltre 8 milioni di euro e ben 18 milioni di euro sono andati persi con le giornate di sciopero. Soldi in meno, e parecchi, che si vanno ad aggiungere a quelli spesi per la disoccupazione e per l’aumento indiscriminato dei contratti a termine (9,7 milioni) e alla percentuale minore di incassi (-7,32%) che equivale alla quota di contributi versata in meno dagli editori, rispetto alle altre aziende del Paese.

Il futuro non è roseo: la categoria è ancora in attesa che si apra il negoziato nazionale per il rinnovo contrattuale, premessa per i contratti integrativi. E, mentre gli aumenti salariali dovranno garantire all’Istituto l’incremento contributivo necessario a rendere ancor più stabile l’Istituto, Puntoeacapo è convinto che ci sarà battaglia sugli scatti di anzianità: una garanzia da difendere poiché, attraverso l’aumento automatico in busta paga, costituisce un’entrata cospicua e irrinunciabile per le casse dell’Inpgi.

Riteniamo inoltre che si debba fare di più per sostenere i pensionati e il loro potere d’acquisto. L’Istituto ha già approvato la decisione di destinare alla fine di ogni anno una parte dell’eventuale attivo di bilancio in loro favore, ma i ministeri vigilanti non hanno accolto la delibera. E’ necessario trovare una soluzione.

Devono essere salvaguardati i disoccupati e i precari. E il prossimo contratto dovrà fare la sua parte. La riforma varata dall’ Inpgi è riuscita a ridurre , ma non ad abolire la possibilità che hanno gli editori di sfruttare i colleghi per poi scaricare sull’Istituto oneri pesantissimi.

Infine, siamo decisi a garantire una migliore manutenzione delle case Inpgi. E, soprattutto, ad affrontare una generale revisione della gestione immobiliare che da una parte faccia salvo il principio di solidarietà verso i colleghi che abitano negli appartamenti dell’Istituto o che siano nella necessità di avere un alloggio in affitto. Anche destinando parte delle risorse per immobili cedibili a canoni medio-bassi. Ma che, dall’altra, ottimizzi gli investimenti immobiliari destinando le somme disponibili all’acquisto di uffici e di spazi commerciali non escludendo a priori l’idea di vendere le case ai giornalisti inquilini. Un’ipotesi non irrealistica, bensì praticabile. A condizione che, preventivamente, venga seriamente esaminata, dal momento che il valore degli immobili costituisce la riserva tecnica da preservare.

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