ASSUNZIONI RAI E SCUOLA DI PERUGIA, LA DEMAGOGIA VOLGARE CONTRO CHI CHIEDE IL RISPETTO DELLE REGOLE

di Enzo Iacopino

Presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti

Ci sono in giro dei “divertenti” colleghi che mi accusano di essere pronto a dar voce a qualunque protesta nei confronti degli altri istituti di categoria. Non importa loro, minimamente, quale sia l’argomento e dove, anche a prima vista, siano torti e ragioni.

La logica è che se qualcuno fa una porcheria, gli altri debbono tacere in nome di un malinteso senso della solidarietà. In tanti si sollevano, così, la coscienza. Agli occhi di chi? Di quanti con loro condividono la guida proprio degli stessi organismi.
In altre circostanze lo definiremmo conflitto di interessi. In questa, e sicuramente per alcuni, è proprio interesse, e non amore, perché il silenzio, o peggio, una presa di posizione diversa potrebbe mettere a rischio incarichi, con qualche vantaggio annesso.
La pietra dello scandalo è l’assunzione da parte della Rai di 35 ex allievi della scuola di Perugia. Ho provato a far capire al segretario dell’Usigrai, il 2 luglio, che non si poteva proprio accettare e che lo stesso segretario della Fnsi, Franco Siddi, il primo ad avermi informato in occasione della seduta inaugurale della nuova consiliatura Casagit, mi aveva detto che lui aveva avvertito Di Trapani che così l’Ordine “avrebbe chiuso la scuola di Perugia”.
Già, c’è quel fastidioso articolo 2 del Quadro di indirizzo che non consente le scuole aziendali. Ma c’è, evidente, una cultura che considera le norme non funzionali come inesistenti. Non cerca neanche di cambiarle, per piegarle ai bisogni (di chi?) del momento. Le ignora, ne fa strame e quando qualcuno protesta, beh si rispolvera il vecchio e stantio repertorio della demagogia più volgare, cercando di creare una cortina di fumo attorno a quel che non va, in quell’accordo dal quale l’Ordine è stato tenuto assolutamente fuori, evidenziando il buono. Che c’è.
 O demonizzando chi reclama il rispetto delle regole, violate da quell’intesa, siglata a un tavolo al quale erano stati convocati Usigrai, Fnsi, Casagit e Inpgi. Un’intesa che non è proprio accettabile perché crea una discriminazione non consentita rispetto agli ex allievi delle altre scuole (sempre ammesso che questa procedura per l’azienda del servizio pubblico sia lecita). Ma c’è un altro particolare, che non va sottovalutato: come sono stati scelti i 35 della lista? Sono tutti gli ex allievi di Perugia che non avevano un contratto a tempo indeterminato? Mi dicono di no, mi assicurano che gli ex perugini in quella condizione sono nettamente più numerosi. E allora, come sono stati scelti e da chi?
L’Odg è assolutamente estraneo a tutto: chiede non solo il rispetto delle regole del Quadro di indirizzi – che si possono cambiare – ma di sapere come si è giunti alla lista dei 35 iperfortunati.
Per fare polemica? No, per la trasparenza che è necessaria sempre, ma in particolare in un momento devastante dal punto di vista dell’occupazione qual è l’attuale.
Non ci saranno risposte adeguate? Si continuerà con l’aggressione a chi chiede chiarezza? Sarà ignorata la richiesta del presidente della commissione parlamentare di vigilanza, Roberto Fico, il quale vuole capire anche lui qualcosa di più?
Nessuno immagini che il silenzio (imbarazzante) di altri farà chiudere la vicenda.
Alcune scuole, quelle penalizzate, e un gruppo di ex allievi mi dicono che stanno studiando  una qualche azione legale. L’Ordine non starà a guardare. Anche a costo di dare nuovi elementi a chi guarda ai problemi con uno strabismo imbarazzante: c’è da tutelare il diritto di tutti.

P.S.: Giusto per fare polemica: ho saputo di quella violazione (giudicata tale anche da Franco Siddi) il 2 luglio. Mentre altri erano in vacanza, ho tentato, senza prendere pubblicamente posizione, di evitare questa discriminazione fino al 3 agosto. In quella data, l’Odg è stato chiamato direttamente in causa. Non potevo accettare di condividere una scelta che è gravemente discriminatoria, subendola nel nome della pace tra Istituti di categoria (ma chi è in guerra con chi? Chi viola le norme o chi chiede che vengano rispettate?).

 

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