UN CONTRATTO DA EVITARE. IN NOME DELLA RAGIONE FERMATEVI: NON FIRMATE QUESTO RINNOVO DISASTROSO

di Carlo Chianura

In nome della ragione, fermatevi. Per la seconda volta in cinque anni la Fnsi sta per concludere un rinnovo disastroso del contratto di lavoro. Con ciò avvicinando al tramonto definitivo il futuro di una intera categoria professionale.

Gli editori hanno fatto ieri e fanno oggi il loro lavoro: vogliono finalmente utilizzare il parco di migliaia di giornalisti creati irresponsabilmente negli ultimi venti anni, attuando una organizzazione del lavoro H24 che consenta un utilizzo senza regole, di giorno e di notte, nella propria città o a distanza di mille chilometri.
E lo vogliono fare senza regole, e a un costo infinitesimale rispetto a quello previsto nel contratto tradizionale: con ciò creando una categoria di precari, ricattabili e ricattati. Con un evidente vulnus all’indipendenza dei giornalisti, una indipendenza economica e professionale, e alla stessa democrazia. Chi rispetterà i diritti di professionisti senza diritti?

 

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In tutti questi mesi di navigazione sott’acqua, la Fnsi non solo ha taciuto alla categoria quanto si andava profilando, non solo si è guardata bene anche solo dall’ipotizzare qualsiasi iniziativa di lotta, ma oggi definisce ineluttabile il percorso che incoscientemente ha intrapreso e che potrebbe concretizzarsi nei prossimi giorni in una firma.
Sappiamo che all’interno stesso della maggioranza che sostiene la Federazione si stanno manifestando riserve fortissime su questo percorso e sulla sua potenziale conclusione. Grandi associazioni come Stampa Romana parlano apertamente da settimane nei loro direttivi della necessità di evitare la catastrofe.
Come?, si dirà. Nell’unico modo che conosciamo: per porre argine a chi vuole distruggere garanzie cinquantenarie, l’unico modo è rifiutarsi di firmare il contratto.
Non ci saranno aumenti in busta paga? Pazienza, quelli previsti non superano qualche decina di euro.
Verranno a decadere tutte le garanzie se gli editori disdetteranno il contratto? Non è vero: non solo gli editori dovranno pagare la indennità di vacanza contrattuale, ma non potranno evitare la ultra-attività dei migliori trattamenti economici e normativi guadagnati nei decenni.
Basta con la subalternità nei confronti degli editori. Siamo giornalisti, lavoratori dipendenti, i nostri interessi sono diversi da quelli dei datori di lavoro.
Fermiamo le lancette e i rinnovi contrattuali rinviamoli a tempi migliori. Quando non solo la crisi farà sentire di meno i suoi morsi, ma anche i giornalisti avranno saputo ritrovare dentro e fuori dalle redazioni l’orgoglio del proprio ruolo e del proprio futuro.

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