INPGI, PUNTOEACAPO CONTRO LA DEMAGOGIA DI CHI HA PROVOCATO I DISASTRI E OGGI DA’ LEZIONI

di Carlo Chianura

Portavoce di Puntoeacapo, Cda Inpgi

Una premessa non formale: negli ultimi sei drammatici anni della professione giornalistica Puntoeacapo e la sua formazione elettorale “Inpgi Futuro” si sono trovate pressoché sole a contrastare una deriva che ha sconvolto il giornalismo e i suoi enti economici, Inpgi e Casagit. Osservare ora che a dare lezioni di buongoverno e di moralità è chi – tra gli altri – ha firmato quegli accordi contrattuali che hanno provocato gli sconquassi del presente è una esperienza che genera un vago senso di rabbia e nausea. Della serie: almeno abbiate il buon gusto di tacere.

Perché se liberalizzare gli stati di crisi, rendere strutturali le pensioni a 62 anni, consentire a poveri miliardari in euro di abbattere il costo del lavoro grazie ai contratti di solidarietà o alle indennità di disoccupazione, se tutto ciò ha messo in ginocchio l’Inpgi, la colpa non è della vittima ma dei carnefici. Leggi l’accoppiata Fnsi-Fieg e gli appoggi politici dentro l’istituto: tutto da noi adeguatamente denunciato in tutte le sedi possibili.
Detto questo, veniamo all’Inpgi. Leggo qui e là allarmi apocalittici su prossimi provvedimenti del Cda riguardanti il patrimonio dell’istituto. Si scopre improvvisamente che l’Inpgi non ha molti soldi liquidi, tacendo sui perché e sui per come. Si mischiano fatti e circostanze che non c’entrano nulla con i temi in discussione, inserendo nel dibattito veleni o tutt’al più argomenti suggestivi. Un minestrone pazzesco e indigeribile. In poche parole si punta a disorientare i giornalisti, fidando sulla loro tradizionale distrazione e sul fatto che pochi avranno il tempo e la voglia di controllare i presunti fatti che vengono denunciati.
Si dice: l’istituto sta per vendere le case. Vero, ma si tralascia casualmente di dire che a obbligarlo su questa strada sarà un decreto del Ministero dell’Economia.
Si dice: un Cda in scadenza sta per approvare un piano di dismissione. Falso: almeno per quanto mi riguarda voterò a favore non di un piano ma di linee di indirizzo revocabili dai prossimi amministratori, al solo scopo di non perdere altro tempo. Dunque, indicazioni generali sulle tutele per gli inquilini, sulla scontistica da applicare ai prezzi di mercato, sulle fasce di età e sociali da proteggere, sulla necessità di stipulare convenzioni con le banche e i notai.
Si dice: nel momento in cui l’Inpgi non riuscirà a vendere perché il mercato non tira, sarà di fatto costretto a cedere a fondi quote del proprio patrimonio immobiliare. Falso: la società di gestione incaricata delle dismissioni gestirà, lo dice la parola stessa. E non potrà vendere a terzi, ma solo a inquilini o a singoli. Questo se una delle linee di indirizzo stabilirà le vendite frazionate e non già quelle in blocco.
E però, si dice: ma questo significa che Inpgi cederà i gioielli di famiglia. E qui torniamo al punto di partenza. Se lo farà è perché qualcuno ce lo avrà costretto, qualcuno che ha pensato bene sei anni fa di scaricare senza alcun limite i costi sociali della crisi sul proprio sistema di welfare invece di difenderlo con la lotta e che oggi alza il dito per gridare allo scandalo da lui stesso provocato. Magari accusando di essere discriminato dentro la Fnsi a causa delle sue denunce sull’Inpgi, quando forse è più vero il contrario, e cioè che le “denunce” sull’Inpgi sono cominciate quando qualcosa è andato storto nella Fnsi.
Come Puntoeacapo vogliamo restare al merito delle questioni. E sentiamo il diritto e il dovere di farvi fronte, con onestà intellettuale, pur non avendo provocato noi questa drammatica situazione. Magari rinunciando a un pacchettino di voti di sterile e demagogica protesta.

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