ATTACCO ALLE PENSIONI, UN MESE FA L’APPELLO A MATTARELLA E L’INIZIO DELLA MOBILITAZIONE DEI GIORNALISTI

Mentre la raccolta delle adesioni ha superato le 2000 firme, cade oggi un mese dalla consegna al presidente della Repubblica Sergio Mattarella della lettera appello di “Salviamo la previdenza dei giornalisti”. Ripercorriamo insieme le iniziative del comitato che ha lanciato la mobilitazione.

Il 19 dicembre viene consegnata la lettera al capo dello Stato. In calce compaiono una cinquantina di firme, tutte trasversali, molte delle quali prestigiose. Tra queste Lucia Annunziata, Ferruccio de Bortoli, Marco Travaglio, Vittorio Emiliani.

E’ l’inizio di una mobilitazione straordinaria che in un mese raccoglierà adesioni da tutta Italia, di giornalisti più o meno famosi, in attività o in pensione, tutti titolari anche da decenni di una posizione in Inpgi 1.

Tutti preoccupati per lo stato disastroso dei conti Inpgi e per il pericolo che i sei mesi di proroga concessi nella legge di bilancio all’istituto per varare provvedimenti, invece che facilitare una soluzione dei problemi, ad altro non servano che a cominciare a colpire ancora una volta i diritti degli iscritti.

Il 23 dicembre il Quirinale si rivolge ai firmatari dell’appello promosso dal comitato “Salviamo la previdenza dei giornalisti” per comunicare che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è grato per l’invio e per la forma della lettera-appello con cui si chiede di considerare un suo intervento per preservare le prestazioni previdenziali dei giornalisti.

Il capo dello Stato si riserva le opportune valutazioni e iniziative per un approfondimento della situazione in atto.

E’ il primo significativo risultato della mobilitazione del comitato.

Il sito di Puntoeacapo, quello dei Giornalisti NoPrelievo e altri ancora rilanciano le analisi della situazione, come quella che cerca di indagare sulle prospettive di una ulteriore dilazione in presenza di uno squilibrio gravissimo dell’Inpgi dato dalla forbice tra aumento dei pensionamenti e riduzione delle assunzioni.

Il 29 dicembre il comitato decide di rivolgersi all’Oil, l’agenzia Onu del lavoro, per denunciare l’attacco alla previdenza e chiedere un intervento presso le istituzioni della Repubblica. Sono in corso contatti per valutare sviluppi di questa iniziativa.

Il 30 dicembre, durante la conferenza stampa di fine anno presieduta dal presidente dall’Ordine nazionale dei giornalisti Carlo Verna che aveva sollecitato l’intervento pubblico sulla previdenza della categoria, si registra la famosa dichiarazione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sull’ingresso dei comunicatori nell’Inpgi.

Il comitato scrive al presidente del Consiglio per rilevare come sia stato lo stesso governo durante il tavolo tecnico del 9 dicembre con l’Inpgi, a rilevare che l’eventuale ingresso dei comunicatori non potrà avvenire prima del 2023 e coinvolgerebbe solo 5500 comunicatori pubblici. Un provvedimento del tutto insufficiente a sanare i conti dell’istituto, anche solo in prospettiva.

Nel frattempo cresce il numero dei giornalisti che firmano l’appello a Mattarella e ben presto supera quota 1000. L’iniziativa continua a coinvolgere giornalisti più o meno famosi.

In questi giorni il comitato comincia a chiedere ad alcuni di questi colleghi i motivi della loro adesione. E’ così che vengono intervistati Vittorio Emiliani, storico direttore del Messaggero, Sandra Zampa, giornalista e sottosegretaria alla Salute, Giorgio Balzoni, ex segretario delll’Usigrai.

L’8 gennaio il comitato invia la segnalazione della situazione in atto a Strasburgo, scrivendo alla “Piattaforma per la Protezione del Giornalismo e la Sicurezza dei Giornalisti” e al Dipartimento della Carta sociale europea del Consiglio d’Europa.

Il 13 gennaio infine vengono consegnate al presidente della Repubblica le prime 1500 firme. Nel frattempo si sono uniti all’iniziativa giornalisti di grandissimo prestigio come Bernardo Valli, Vittorio Messori, Lucio Caracciolo, Gianni Letta. Insieme a loro tanti altri colleghi.

Tutti uniti nel segno di una iniziativa bipartisan e al di sopra delle parti che ha e avrà un unico obiettivo: salvare la previdenza dei giornalisti italiani a prescindere da chi erogherà in futuro le prestazioni e scongiurare provvedimenti punitivi nei confronti di una professione cruciale per la democrazia del Paese.

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