INPGI, LA PRESIDENTE: NOTIZIE “FALSE E FUORVIANTI” SULL’ISTITUTO. FACCIAMO UN FACT CHECKING

di Alessandra Spitz *

Una teleconferenza dal titolo altisonante: “La verità sull’Inpgi”. L’ha organizzata il 21 gennaio l’Associazione stampa toscana, d’intesa con la Fnsi, protagonista la presidente dell’Inpgi Marina Macelloni, che ha voluto rispondere alle “notizie false o fuorvianti” emerse recentemente a proposito delle disastrose condizioni finanziarie dell’istituto.

Da sempre il giornalismo serio procede alla verifica dei fatti, il cosiddetto fact-checking, avallando o meno una tesi con elementi oggettivi ed indiscutibili.

Ecco perciò messe a confronto le tesi che continuano a essere sostenute dalla presidente dell’Inpgi e quella che invece è la verità dei fatti. Secondo noi. Ognuno poi è libero di giudicare.

MACELLONI

L’Inpgi ha la possibilità, nonostante tutto, di superare il momento di grave difficoltà.

VERITÀ

Lo squilibrio tra entrate e uscite contributive in realtà è strutturale. I bilanci dimostrano che il disavanzo è cresciuto in maniera esponenziale con la tenaglia pensionamenti-mancate assunzioni. Difficile, se non impossibile, sanare un rosso di oltre 250 milioni all’anno. A meno di non tagliare verticalmente gli assegni pensionistici.

Neppure l’ingresso dei circa 5.500 comunicatori pubblici, che il Governo Conte promette ma che non avverrà a breve, può essere risolutivo. Questo ingresso, che la stessa Macelloni valuta come un apporto di 60 milioni di euro di nuove entrate l’anno, non può certo invertire la rotta in modo significativo. Va inoltre ricordato che il Governo Conte ha già fatto marcia indietro sull’ipotesi, prevista inizialmente, dell’ingresso di tutti i comunicatori che sono presumibilmente 14 mila e che avrebbero portato 160 milioni di euro l’anno.

Inoltre, anche qualora venisse approvato integralmente il piano di risparmi che i vertici dell’Inpgi ipotizzano (che è la base di discussione per il via ai tagli che il Governo ha richiesto entro il prossimo giugno) non si incasserebbero introiti superiori a 20-25 milioni l’anno. Una somma che è poco più di una goccia nel mare delle perdite.

Di contro, lo stesso governo ha rifinanziato per il 2021 un nuovo piano di prepensionamenti per circa 200 giornalisti. Un ennesimo regalo agli editori che aggraverà in modo incisivo le perdite dell’Istituto, come già è successo nel decennio appena trascorso e che ha portato all’attuale crisi.

MACELLONI

Le pensioni dei giornalisti non rischiano tagli strutturali se resta in piedi l’Inpgi.

VERITÀ

In realtà, il piano che i vertici dell’Inpgi hanno stilato i tagli li prevede, eccome. Nel ventaglio di ipotesi messe nero su bianco si parla infatti di “un’eventuale retrodatazione del sistema di calcolo contributivo all’anno 2007, con clausola di salvaguardia per l’ente al 2%, che comporterebbe un risparmio annuo medio pro-capite di circa 4.500 euro, con effetto moltiplicatore negli anni, per ogni nuovo pensionato”. Oppure è prevista l’ipotesi di una eventuale retrodatazione del sistema di calcolo contributivo all’anno 2012 che comporterebbe un risparmio annuo medio pro-capite di circa 2.300 euro.

Sono previsti inoltre tagli alle pensioni di reversibilità, l’abolizione dei requisiti più favorevoli per le pensioni di anzianità, l’eliminazione delle prestazioni integrative, un taglio ai trattamenti di disoccupazione e un nuovo contributo di solidarietà per le pensioni sopra i 100 mila euro l’anno con prelievi che vanno da un minimo del 15% ad un massimo del 40%.

I risparmi ipotizzati nel documento dell’Inpgi sui costi della struttura sono invece molto più leggeri, pari al 5%, e riguardano tra l’altro i contributi al sindacato e gli emolumenti degli organi collegiali, compresa la presidente.

In altre parole, mentre ai pensionati oltre i 200 mila euro l’anno si vorrebbe applicare un taglio del 30%, la presidente, il cui stipendio si colloca in quella fascia, sarebbe solidale solo nella misura del 5%.

A questo link un aggiornamento della situazione.

MACELLONI

I tagli alle pensioni dei giornalisti potrebbero essere pesanti, nel caso in cui l’Inpgi venisse assorbito dall’Inps.

VERITÀ

Affermazione falsa perché non supportata da alcuna legge, né da casi precedenti. Anzi, i precedenti dicono il contrario: quando Inpdai o Fondo Elettrici passarono all’Inps, furono mantenuti intatti i trattamenti pensionistici in corso, mettendo a carico degli enti in liquidazione delle quote di patrimonio a titolo di ristoro per i maggiori oneri posti a carico dell’Inps.

MACELLONI

È una truffa l’ipotesi di una copertura pubblica del deficit dell’Inpgi a fine anno che non è prevista dal decreto di privatizzazione dell’Inpgi, come per le altre casse private.

VERITÀ

È una vera e propria balla che coloro i quali chiedono la “garanzia pubblica delle pensioni” intendano sostenere questa tesi.

È molto diverso invece chiedere che la prestazione previdenziale sia garantita dallo Stato in base al fatto che, come stabilito dalla legge Rubinacci ancora in vigore, l’Inpgi è un ente di diritto pubblico con personalità e autonomia gestionale e che in generale lo Stato è il pagatore di ultima istanza delle pensioni, anche in riferimento a quanto stabilito dall’articolo 38 della Costituzione.

Fu proprio in base a questo principio che – quando si verificò il default dell’Inpdai o la creazione di altre gestioni Inps come il Fondo Volo – lo Stato intervenne per tutelare i contributi di coloro che li avevano versati per decenni, continuando a pagare quelle pensioni senza intaccarne il quantum.

* Esecutivo di Puntoeacapo

2 Commenti "INPGI, LA PRESIDENTE: NOTIZIE “FALSE E FUORVIANTI” SULL’ISTITUTO. FACCIAMO UN FACT CHECKING"

  1. Francesco Guzzardi | 23 Gennaio 2021 ore 23:17 | Rispondi

    Lo sbilancio tra entrate ed uscite sembra incolmabile ed ora si aggiunge un mega pensionamento anticipato di giornalisti Rai a carico dell’Istituto..

  2. Giuseppe Cipriani | 24 Gennaio 2021 ore 12:11 | Rispondi

    In realtà l’allargamento della base contributiva a nuove figure, come promesso e legiferato dal primo governo Conte, aiuterebbe un bel po’. Questo sostiene Macelloni coerentemente fin dall’inizio. A noi prossimi pensionati, comunque, interessa non diventare cornuti e mazziati (già ci hanno penalizzati nel 2016) . Prima che finisca l’ennesima proroga del commissariamento ci si metta al tavolo delle decisioni uniti e compatti, le beghe intestine non risolvono nulla, anzi peggiorano l’immagine negativa della categoria. Rendiamo appetibile l’ingresso dei “comunicatori”, in fondo questo chiedono quando solo apparentemente rifiutano la “deportazione”. Che si svegli l’Ordine, se ce la fa dopo le elezioni. E l’Inpgi, prima di arrendersi, torni a far lavorare gli ispettori!!!

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