INPGI, IL CONIGLIO NEL CILINDRO DEI NUOVI INGRESSI SCATENA I SINDACATI CONFEDERALI

di Paola Cascella *

Arrivano grafici, poligrafici e personale amministrativo di giornali e case editrici a salvare l’Inpgi dal default?

Presto per dirlo. Ma la sola ipotesi di un loro trasferimento nell’Istituto, assai gradita agli editori e presentata ufficialmente dai vertici dell’istituto durante la seconda riunione del tavolo tecnico formato in sede di Dipartimento dell’editoria per cercare una soluzione al disastro della nostra cassa previdenziale, ha già provocato l’immediata levata di scudi dei sindacati confederali.

I due comparti non ci stanno ad entrare in gioco al posto dei comunicatori che, da almeno tre anni, i vertici di via Nizza avevano programmato di far confluire nell’ente, indicandoli come risolutivi di un disavanzo che, è sempre bene ricordarlo, sfiora i 250 milioni.

Non si comprende bene se il vecchio cavallo di battaglia dei comunicatori è rientrato nella stalla. Non è detto per niente, anzi. In ogni caso, davanti all’ennesimo… coniglio dal cilindro prospettato dall’Inpgi, a stretto giro di posta Cgil, Cisl e Uil reagiscono piccati, prima di tutto per aver dovuto sapere dai quotidiani dell’ipotesi su cui si sta ragionando.

Nessuna informazione diretta, nessun coinvolgimento istituzionale, scrivono in una lettera indirizzata al sottosegretario con delega all’Editoria Giuseppe Moles. Nessuno ci ha contattati, protestano, e “riscontriamo di far parte di un trasferimento tra casse previdenziali, senza aver avuto la possibilità di esprimere la nostra posizione sul tema”.

Anzi, neanche sapevamo dell’insediamento di una commissione tecnica della quale fanno parte il ministero del Lavoro, dell’Economia, INPS, Inpgi e dipartimento per l’Editoria, aggiungono.

In una parola, prima di ogni decisione che li coinvolga, i sindacati dei poligrafici e dei grafici vogliono essere ascoltati. A ruota magari seguiranno le federazioni che raccolgono gli altri lavoratori che il vertice di via Nizza vorrebbe importare.

Chissà se la richiesta verrà tenuta in considerazione, in modo da evitare che l’operazione si tramuti in una sorta di deportazione dall’INPS all’Inpgi, come l’avevano intesa gli stessi comunicatori, anche loro protestando per essere stati convocati solo a posteriori.

Intanto gli editori, i veri convitati di pietra della faccenda, si fregano le mani. Loro dentro l’Inpgi, pur così malandato, ci stanno benissimo. Nel 2022 la FIEG si prepara infatti a espellere dalle redazioni centinaia di giornalisti (mettendo definitivamente in ginocchio l’Inpgi).

Se si dovessero applicare le regole INPS, diventerebbe impossibile mandare a casa i colleghi di 62 anni (o di meno se dovessero tornare le regole del passato) con solo 25 anni e sei mesi di contributi. Un bel guaio…

Per questo gli editori spingono perché nei numeri di grafici e poligrafici da assorbire nell’Istituto, rientrino i lavoratori dell’intero comparto editoria, dei portali libri, delle pubbliche relazioni, oltre ai fotoreporter non giornalisti e ai giornalisti indipendenti. Un numero di dipendenti intorno alle 30.000 unità.

Tra l’altro, se dovessero passare i desiderata degli editori e dei vertici dell’istituto, all’Inpgi i giornalisti diventerebbero un’esigua minoranza.

Per decidere c’è tempo fino al 20 ottobre, data in cui la Commissione dovrà comunicare le proprie conclusioni.

* Consigliera generale per Inpgi Futuro

6 Commenti "INPGI, IL CONIGLIO NEL CILINDRO DEI NUOVI INGRESSI SCATENA I SINDACATI CONFEDERALI"

  1. Giuseppe Cipriani | 18 Settembre 2021 ore 8:06 | Rispondi

    E dunque? La domanda è una sola: si salva o non si salva l’Inpgi se aumentano i contributori? E mi chiedo anche come si possa risolvere tutto in così poco tempo…

  2. Mauro De Cesare | 18 Settembre 2021 ore 9:43 | Rispondi

    Buongiorno, messaggio già inviato a colleghe/i di diritto ex fissa. Era stato accennata (tempo fa) una soluzione, immediatamente sotterrata. Rinfresco la memoria. In Italia ci sono almeno 80 milioni di contratti con telefonia mobile. Pensando di aumentare di un euro (UN SOLO EURO) le tariffe, avremmo a disposizione 80 milioni di euro al mese. In un anno 960 milioni. Una manna per Inpgi, Fieg, Stato. Non ne hanno più parlato. Però, senza colpo ferire, abbiamo un aumento di luce e gas del 30 per cento. Ci stiamo parlando addosso!!! Basta email di autocommiserazione. Solo ieri lo sciopero dei mezzi pubblici ha messo in ginocchio Roma. Otterranno ciò che chiedono, come già i tassisti. Basta con la storiella che lo sciopero è strumento superato. In vista delle elezione, provate a preparare un settimana di totale silenzio stampa. Ci rimettiamo un quarto della nostra mensilità? Certo, ma sarebbe un investimento e SVEGLIEREBBE finalmente chi deve essere svegliato!!!

  3. Interessante la frase….”Se si dovessero applicare le regole INPS, diventerebbe impossibile mandare a casa i colleghi di 62 anni (o di meno se dovessero tornare le regole del passato) con solo 25 anni e sei mesi di contributi. Un bel guaio…”. Perché c’è questa ipotesi sul piatto? Tornare alle regole del passato?

  4. Da sempre i desiderata degli editori sono stati esauditi. Io sono un rottamato della 416, ho pagato contributi per 35 anni, ho pagato tasse sulla liquidazione, 4 anni dopo la rottamazione l’Agenzia delle Entrate mi ha tassato ulteriormente, e oggi mi tassano la pensione, con mutuo da pagare e tre figli, uno di 19 anni e due di 16. E sono pure fortunato… Abbiamo concesso che gli editori non dovessero avere un bilancio in rosso, ma solo la previsione di futuri bilanci in rosso per chiedere (e ottenere sempre!!!) lo stato di crisi. Basta la parola “scarse” per farmi immaginare (per noi) scenari tristi, che Inpgi, Fnsi e Ministero del Lavoro hanno, in passato, sempre concesso alla FIEG. E la nostra “riserva” economica è di circa due anni. Continuiamo a considerarci “nobili” e le nostre rivendicazioni sono sempre e solo elegantemente verbali. E’ il momento di far vedere i muscoli, in ogni maniera. E presto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato


*