SALVIAMO LA PREVIDENZA, STORIA DI UNA STRAORDINARIA MOBILITAZIONE DEI GIORNALISTI

di Alessandra Spitz

Covava da tempo sotto la cenere, ma poco prima dello scorso Natale si è accesa una piccola fiamma che si è propagata come un incendio. I giornalisti, che da sempre sono stati al di fuori delle stanze del potere perché troppo impegnati a lavorare, hanno deciso di prendere in mano il proprio futuro e hanno dato vita ad una rivoluzione dal basso per salvare le proprie pensioni.

E’ cominciata con un piccolo comitato – denominato “Salviamo la previdenza dei giornalisti”- che, raccogliendo un primo gruppo di prestigiose firme bipartisan, ha scritto una lettera aperta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per chiedere la conferma della garanzia pubblica del pagamento delle pensioni attuali e future da parte dello Stato (come concesso in passato ad altri enti previdenziali in difficoltà) oltre che la tutela delle prestazioni previdenziali contro ogni ipotesi punitiva che in quelle settimane sembrava manifestarsi da parte del governo Conte.

La lettera aperta era un seme che i promotori del comitato volevano lanciare, cercando di sottrarsi alle polemiche di parte sulla sopravvivenza dell’Inpgi nella sua attuale forma.

E il Quirinale ha subito risposto ai firmatari dell’appello promosso dal comitato “Salviamo la previdenza dei giornalisti” per comunicare che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella era grato per l’invio e per la forma della lettera, riservandosi “le opportune valutazioni e iniziative per un approfondimento della situazione in atto”.

Mentre le firme di adesione dei giornalisti cominciavano ad affluire a centinaia, il comitato inviava una analoga lettera-appello al Governo, all’Agenzia Onu per il lavoro e ai parlamentari.

E, mentre molte voci di colleghi autorevoli si schieravano pubblicamente con il comitato, il 13 gennaio scorso venivano inviate al Quirinale le prime 1500 firme raccolte insieme al ringraziamento a Mattarella “per l’attenzione e la sensibilità che ha voluto riservata alla lettera del comitato” che rappresenta la posizione di tanti giornalisti “preoccupati per il grave e strutturale stato di crisi dell’Inpgi”. Pochi giorni prima era stata inviata la lettera del comitato anche a Strasburgo alla “Piattaforma a Protezione del Giornalismo e la Sicurezza dei Giornalisti” e al Dipartimento della Carta sociale europea del Consiglio d’Europa.

Alla fine di gennaio 2021 le firme dei colleghi erano un fiume in piena, arrivando a quota 2.000, mentre la presidente dell’Inpgi, Macelloni, parlava di notizie false e fuorvianti e sosteneva che l’Istituto, nonostante tutto, poteva superare il momento di grave difficoltà. Ma annunciava anche un piano di tagli pesanti per le pensioni in essere e per quelle future.

A febbraio, smentendo Macelloni, la Corte dei Conti affermava che l’Inpgi non presenta alcuna solvibilità prospettica perché il suo patrimonio si sarà già esaurito entro sette anni, cioè nel 2028, ben venti anni prima di quando i suoi conti potranno tornare in attivo.

A marzo le adesioni dei colleghi continuavano ad affluire, raggiungendo prima quota 2800 per poi superare nelle settimane successive quota tremila firme. Sempre a marzo emerge, con il Governo Draghi, l’interessamento di Palazzo Chigi per le proposte del comitato che viene ricevuto poi dal sottosegretario all’Editoria, Giuseppe Moles. Viene richiesto anche l’intervento diretto del ministero del Lavoro e di quello dell’Economia, vale a dire dei due vigilanti dell’Inpgi.

A fine maggio il comitato viene ricevuto dal Presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati che ha espresso la propria comprensione per i problemi dei giornalisti mentre poco dopo il Cda dell’Inpgi vara una manovra” lacrime e sangue” che, senza toccaree gli editori, prevede un contributo straordinario per i giornalisti attivi e pensionati, tagli pesanti alle pensioni di anzianità, regole sul cumulo ancora più penalizzanti, stop ad assegni di superinvalidità, contributi e sussidi.

Ma è luglio il mese decisivo: con una decisione bipartisan il Parlamento decide che la data per un eventuale commissariamento dell’Istituto di previdenza dei giornalisti italiani venga spostata a fine anno e l’istituzione di una commissione tecnica presso la Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per l’informazione e l’editoria che deve concludere i suoi lavori entro il 20 ottobre 2021 . Una commissione costituita da rappresentanti del Dipartimento stesso, del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, del Ministero dell’economia e delle finanze, dell’Inps e dell’Inpgi.

Pochi giorni prima il Presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, in una audizione in Parlamento, si era detto disponibile ad assorbire l’Inpgi, visto che la crisi strutturale dell’ente di previdenza dei giornalisti, suscitando le immediate reazioni indignate del gruppo dirigente dell’Inpgi e della Fnsi.

Una soluzione strutturale che garantisca le pensioni e le prestazioni previdenziali dei giornalisti. Su questa valutazione comune si conclude il 16 luglio l’incontro tra Tommaso Nannicini, presidente della Commissione parlamentare per il controllo sull’attività degli enti previdenziali privatizzati, e Carlo Chianura in rappresentanza del comitato “Salviamo la previdenza dei giornalisti”.

Infine, il 28 luglio il Presidente della Repubblica, alla cerimonia del ventaglio, rende nota la sua autorevole posizione, affermando con chiarezza che “ai giornalisti vanno applicate doverosamente garanzie eguali a quelle di altri lavoratori, a partire dall’ambito previdenziale, nel quale è ragionevole che valga la garanzia pubblica assicurata a tutti i lavoratori dipendenti”.

“Gratitudine” e “profonda soddisfazione” viene subito espressa dal comitato “Salviamo la previdenza dei giornalisti” per le parole di Mattarella.” L’appello inviato al capo dello Stato puntava esattamente all’obiettivo di salvaguardare tutte le prestazioni previdenziali dei giornalisti al di là di chi le eroga. Il presidente Mattarella lo ha ascoltato. Ha detto con chiarezza che la libertà e l’indipendenza dell’informazione – afferma il comitato- passano anche dalla necessità di pervenire a ogni soluzione equa e non punitiva in grado di continuare ad assicurare la pensione e le prestazioni previdenziali a tutti i giornalisti italiani”.

1 Commento "SALVIAMO LA PREVIDENZA, STORIA DI UNA STRAORDINARIA MOBILITAZIONE DEI GIORNALISTI"

  1. Calá Lesina Salvatore | 30 Ottobre 2021 ore 14:59 | Rispondi

    Grazie a Mattarella e a tutti voi che vi siete battuti da leoni. Grazie

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