L’INPS E QUEL CASO GEDI-PREPENSIONAMENTI CHE ALIMENTA IL PREGIUDIZIO SUI GIORNALISTI

di Gianni Dragoni

C’è un ulteriore interrogativo, che pesa come un macigno, sul ritardo dell’Inps nel pagare le pensioni ai giornalisti prepensionati che hanno fatto la domanda da luglio in poi.

Bisogna infatti tener conto anche di un’altra questione, su cui molti si interrogano. E cioè se il ritardo dell’Inps nella liquidazione dei prepensionamenti sia influenzato dallo scandalo per il quale è aperta un’indagine della Procura di Roma.

Parliamo delle accuse di truffa all’Inps per i prepensionamenti fatti tra il 2011 e il 2015 dall’ex Gruppo Editoriale L’Espresso, che comprendeva il quotidiano La Repubblica e numerose testate locali, divenuto Gedi nel maggio 2017.

Da quanto finora emerso l’indagine non riguarda i giornalisti né l’Inpgi, ma circa 70 lavoratori poligrafici e dirigenti demansionati a quadri (con il loro consenso) per ottenere il prepensionamento senza che ne avessero diritto perché non avevano l’anzianità di lavoro (e contributi) necessaria.

Il 24 maggio scorso il pm della Procura di Roma Francesco Dall’Olio ha firmato gli avvisi di conclusione delle indagini nei confronti di 101 persone e di cinque aziende del gruppo Gedi (quando la proprietà era ancora di Carlo De Benedetti e, dal 2012, dei figli, prima della cessione a Exor di John Elkann annunciata a fine 2019 e perfezionata nell’aprile 2020), accusate di essere coinvolte in una presunta truffa aggravata a danno dell’Inps (e quindi dello Stato).

Lo scandalo è stato rivelato dal quotidiano La Verità alla fine del 2021. Adesso ci sono sviluppi importanti, nel silenzio di gran parte della stampa italiana.

Secondo quanto riferito in questi giorni dalla Verità e quindi dal Fatto Quotidiano, l’accusa sostiene che l’Inps avrebbe erogato 22,2 milioni di euro di pensioni non dovute, mentre, grazie alla frode, l’ex Gruppo Espresso-Repubblica e le sue collegate avrebbero risparmiato 38,9 milioni di euro di costi del personale.
La Verità ha rivelato che in settembre l’Inps ha detto in Procura di aver deciso, in autotutela, di sospendere il pagamento dei trattamenti contestati. Ad alcuni prepensionati l’Inps ha chiesto di restituire le somme che ritiene percepite indebitamente, fino a più di 300mila euro. L’indagine è ancora aperta, la magistratura non ha finora deciso rinvii a giudizio.

Tra gli indagati ci sono Monica Mondardini, ex a.d. del gruppo Espresso e Gedi fino ad aprile 2018, tuttora a.d. di Cir (finanziaria posseduta dai figli di Carlo De Benedetti), diversi dirigenti del gruppo, parte dei quali dopo i fatti contestati sono stati promossi, e ci sarebbero anche sindacalisti compiacenti con le operazioni attribuite dai responsabili del personale.

Tra i dirigenti indagati – hanno riferito La Verità e il Fatto – ci sono Roberto Moro, direttore centrale risorse umane di Gedi, Fabiano Begal, a.d. di Gedi News network (Gnn) che comprende La Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX e gli altri quotidiani, Corrado Corradi, d.g. della divisione Repubblica di Gnn, Carlo Ottino, ex a.d. Elemedia oggi guida l’area radio (Radio Capital e Radio Deejay), Giulio Pozzetti, tuttora responsabile risorse umane della concessionaria di pubblicità Manzoni.

Indagati anche due dirigenti che hanno lasciato il gruppo ma sono rimasti nell’editoria con posizioni di rilievo: Marco Moroni, ex a.d. di Gnn, dal 5 giugno 2020 è a.d. del gruppo Class Editori (Milano Finanza e Italiaoggi) e Romeo Marrocchio, il quale dopo 18 anni come dirigente nell’area del personale del gruppo Editoriale L’Espresso nel dicembre 2017 è stato assunto al Sole 24 Ore come responsabile del personale.

Marrocchio ha fatto carriera anche al Sole, da giugno 2019 è direttore centrale Personale e organizzazione del Sole 24 Ore, è uno dei quattro dirigenti con responsabilità strategiche (erano cinque, ma il Cfo Paolo Fietta ha dato le dimissioni l’11 novembre, il giorno dopo l’approvazione in cda dei conti dei primi nove mesi). Tra l’altro Marrocchio ha firmato il discusso accordo del gennaio 2022 sui prepensionamenti dei giornalisti, firmato dal Cdr senza battere ciglio malgrado nell’assemblea di redazione alcuni giornalisti avessero segnalato che il dirigente era indagato per truffa all’Inps.

L’accordo prevede la cassa integrazione forzata a zero ore per chi, avendo i requisiti per il prepensionamento, non si dimette, violando il principio della volontarietà del prepensionamento come stabilisce invece l’art. 37 della legge 416 sull’editoria.

Non sappiamo se ci sia un collegamento tra i due dossier che in comune hanno l’Inps, l’indagine su Espresso-Gedi per truffa nei prepensionamenti di poligrafici e dirigenti e il mancato versamento delle pensioni ai giornalisti prepensionati, ma di sicuro questa partita è molto più incandescente della precedente.

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