CONSULTA, PRESTO LA DECISIONE SUL TAGLIO DEGLI STIPENDI PUBBLICI. I RIFLESSI SUI LAVORATORI PRIVATI

di Pierluigi Franz *

Si discuterà oggi davanti alla Corte Costituzionale la legittimità del taglio degli stipendi dei dipendenti pubblici superiori a 90 mila e a 150 mila euro l’anno, rispettivamente del 5% e del 10% deciso due anni fa dal governo Berlusconi.

Ben 15 tribunali amministrativi regionali (in testa quello della Campania) hanno infatti contestato tali riduzioni del trattamento economico, ritenendo che le norme contenute negli articoli 9, c. 2°, 21° e 22°, e 12, c. 7° e 10°, del decreto legge 31/05/2010 n. 78, convertito con modificazioni in legge 30/07/2010 n. 122, contrasterebbero con gli artt. 2, 3, 23, 24, 36, 41, 42, 53, 97, 100, 101, 103, 104, 108, 111, 113 e 117 della Costituzione, in relazione all’art. 6 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.

In discussione sono anche le modalità di erogazione dell’indennità di buonuscita, indennità premio di fine servizio, del trattamento di fine rapporto e di ogni altra indennità equipollente corrisposta una tantum comunque spettante a seguito della cessazione, a vario titolo, dell’impiego, nonché la previsione che i trattamenti di fine rapporto sono integralmente regolati in base all’art. 2120 c.c., con applicazione dell’aliquota del 6,91%. Relatore della causa sarà il professor Giuseppe Tesauro. Il Governo sarà difeso dagli avvocati dello Stato Gabriella Palmieri e Aldo Linguiti.

La sentenza dell’Alta Corte sarà di particolare importanza perché potrebbe riflettersi anche sui tagli degli stipendi dei dipendenti degli enti privatizzati superiori a 90 mila e a 150 mila euro, per effetto dell’equiparazione degli stessi alle amministrazioni pubbliche a seguito della loro inclusione nell’elenco ISTAT, nonché incidere sulle pensioni pubbliche e private erogate dall’INPS e dagli altri enti previdenziali privatizzati per importi annui superiori a 90 mila, a 150 mila euro e a 200 mila euro, tagliate a dicembre dal governo Monti rispettivamente del 5%, del 10% e del 15%. Tagli che al momento, invece, non colpiscono i dipendenti privati e tutti gli altri contribuenti  non ancora andati in pensione (proprietari di terreni e fabbricati, liberi professionisti, lavoratori autonomi).

* Presidente del Gruppo romano giornalisti pensionati

 

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