Coraggio colleghi, alla fine voteremo. Quasi certamente succederà a primavera inoltrata, tra il 27 e il 31 maggio, come ha deciso il Cda oggi 15 febbraio: l’Inpgi, diventato la cassa di previdenza dei soli giornalisti non garantiti, quelli che guadagnano tra i 10 e i 17.000 euro l’anno, finalmente potrà cambiare i suoi dirigenti.
E si vedrà se quelli nuovi avranno gli stessi compensi vergognosamente faraonici, malgrado il lavoro più che dimezzato dopo il passaggio di Inpgi 1 all’Inps. Vale la pena di ricordare i più spettacolari: i 230.118 euro all’anno della presidente Marina Macelloni, oltre a 10.000 di rimborsi spesa. I 253.233 della direttrice generale Mimma Iorio che gode anche di 84.785 di contributi previdenziali e di 20.113 di accantonamento TFR.
Il nuovo statuto, che ha aperto la strada alle elezioni, assegna al Cda (cinque membri soltanto) il compito di decidere gli appannaggi della governance e di nominare il presidente. Stabilisce inoltre che i componenti del Cda verranno scelti tra i 52 delegati eletti, cosicché i consiglieri del nuovo Consiglio di indirizzo generale saranno 47.
Altra novità importante: si voterà solo online tramite il proprio Spid.
I colleghi che potranno essere eletti in ogni circoscrizione sono uno ogni 1000 iscritti. Dunque 12 in Lombardia, 9 nel Lazio, 3 in Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Campania e Sicilia, 2 in Puglia, 1 in tutte le altre. Sapremo il 23 febbraio chi sono gli iscritti che possono candidarsi e quelli che possono votare. Entro il 4 marzo sarà possibile presentare ricorso. Sui quali il Cda deciderà il 14 marzo. Gli elettori avranno gli elenchi dei candidati il 2 maggio.
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