Il nuovo contratto dei giornalisti, siglato a fine marzo da Federazione nazionale della stampa italiana e Federazione italiana editori giornali, è “un colpo letale alla libertà di stampa”: è l’opinione del fronte del no – un gruppo nato dall’iniziativa dei comitati di redazione di Corriere della Sera, Stampa, Messaggero, Nazione e Giorno – che invita i colleghi al voto contrario al referendum sull’accordo, in programma il 29 e 30 maggio.
Sono sette i motivi più importanti per dire no al contratto, hanno spiegato i rappresentanti dei cdr del Messaggero e del Corsera in una conferenza stampa convocata a Roma, nella sede della stampa estera:
1)La possibilità di distacco senza consenso del giornalista da una testata all’altra dello stesso gruppo;
2) La licenziabilità dei vicedirettori, che in questo modo diventeranno “soldatini degli editori”;
3) Il via libera alle unità organizzative redazionali, in pratica “redazioni-ombra che potrebbero far uscire i giornali nei giorni di sciopero e in ogni caso avranno un rapporto stretto con la pubblicità”;
4)La flessibilità selvaggia, con prestazioni multitestata e multimediali obbligatorie e gratuite, più part-time e più lavoro in affitto;
5) Il duro colpo agli scatti di anzianità, “che erano la polizza di assicurazione del giornalista”;
6) L’indebolimento generale dei poteri del sindacato;
7) Un maxi-piano di pensionamenti forzati di centinaia di giornalisti dai 58 anni in su.
Di qui le dure critiche alla Fnsi (“siamo perplessi, sbalorditi, insospettiti nei confronti del sindacato”) e l’invito a votare no al referendum: “Bisogna sconfiggere la rassegnazione, nemico principale della nostra professione – è la conclusione del fronte del no – e costringere la Fnsi a limitare i danni, reinserendo alcuni paletti che ci consentano i lavorare entro margini accettabili di libertà”.
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