CONTRATTO, APPELLO DI PUNTOEACAPO: PERCHE’ ANDARE A VOTARE (E VOTARE NO) AL REFERENDUM DEL 29 E 30

di Carlo Chianura * 

E’ davvero un appuntamento cruciale il referendum sul contratto del 29 e del 30 maggio 2009. Già dalla affluenza al voto capiremo se la nostra categoria avrà colto l’importanza della partita, se avrà compreso che bisogna alzare la testa e dare un segnale importante a editori miliardari in euro che piangono sulle trimestrali a bordo dei loro panfili ma che poi sono sempre pronti a fare shopping di testate in tutta Italia.

Ci avete fatto caso? La pubblicità sta tornando sui giornali (per fortuna!). Le foliazioni tornano spesso ai livelli pre-crisi. Cautamente c’è chi dice che, forse, il peggio è passato.

E dunque la beffa di un contratto firmato nel momento peggiore dell’economia mondiale degli ultimi cinquant’anni forse la stiamo vivendo in diretta, prima ancora di ricevere il primo aumento previsto dal nuovo contratto.

La Fnsi sulle prime è stata cauta. Una maggioranza sedicente di sinistra, cosciente di avere firmato un contratto padronale più che di destra, ha mandato i suoi avanti per dire che di più non si poteva, che bisognava accontentarsi, che questo contratto siglava un patto generazionale, che insomma bisogna pur sempre ricordarsi che in Italia ci sono decine di migliaia di cassintegrati e che per dirla tutta in Africa si continua a morire di fame.

Poi quando la loro analisi è diventata di merito, si è scontrata con le controdeduzioni di chi in questo contratto ha visto e vede un attacco massiccio ai diritti acquisiti, per di più senza alcuna contropartita di solidarietà che possa anche lontanamente definirsi “patto generazionale”. E’ sufficiente leggere gli interventi di Silvana Mazzocchi, Corrado Giustiniani e gli imperdibili vademecum di Fabio Morabito per capire (chi vuol farlo, naturalmente) che il bilancio per noi tutti è in rosso.

Si è ripetuto come un mantra: è la crisi bellezza. Tradotto: non si poteva avere di più e voi giornalisti dei quotidiani ricchi pensate piuttosto ai vostri colleghi dei giornali di provincia che non sono garantiti come voi.

Sennonché questa Fnsi non ci ha spiegato che motivo c’era, anche in un periodo di crisi, di attaccare oltre ai livelli economici in una prospettiva vicina (parliamo degli scatti ridotti del cinquanta per cento e sterilizzati), anche importanti aspetti normativi.

Abbiamo perso sugli scatti di anzianità, abbiamo perso sulla multimedialità, abbiamo perso sui distacchi, abbiamo perso sui prepensionamenti, abbiamo perso sui contratti a termine, abbiamo perso sui diritti dei Cdr, abbiamo perso perfino sul regolamento di disciplina. Potremmo continuare…

***

La Fnsi, questa Fnsi, ha consentito alla Fieg, la Fieg di sempre, di sbrindellare il contratto di lavoro. A me personalmente è stato raccontato di un importante membro del governo cui un rappresentante degli editori ha confidato: abbiamo ottenuto molto, temiamo la reazione dei giornalisti. Siamo persone civili, speriamo che la risposta dura verrà dalle urne del referendum.

Quando un gruppo di giornalisti di buona volontà ha deciso di farsi sentire dall’opinione pubblica organizzandosi nei “Giornalisti del No”, in corso Vittorio Emanuele qualcuno deve avere davvero perso la pazienza.

Con i distacchi è in gioco la libertà dell’informazione? Ecco, a questo proprio lorsignori non ci avevano pensato. Mumble mumble: certo, spostare un giornalista, casualmente una “testa calda”, a mille chilometri di distanza senza che possa minimamente opporsi, forse non aiuta la libertà di stampa… Sembra quasi di sentirli: a questo non ci avevamo pensato. Un campanello di allarme deve essere suonato solo a cose fatte quando a “Prima Comunicazione” il brillante capodelegazione Fieg Donati ha detto in sostanza: mi piace molto di questo nuovo contratto, ma il capolavoro è quello sui distacchi.

Così come a un tavolo di poker il giocatore non abbandona ma rilancia, ecco che è cominciato il cannoneggiamento verso le opposizioni. Ha cominciato la segreteria Fnsi lo stesso giorno della nostra conferenza stampa. Hanno proseguito le fatidiche 12 associazioni regionali, cioè la spina dorsale della maggioranza.

Gli interventi precedenti a volte appassionati e seri (mi riferisco a quello scritto di Besana e a quelli di Natale a Stampa Romana), hanno lasciato il posto a insolenze e un po’ di fellonia. Come l’accusa ridicola rivolta a Puntoeacapo e Senza Bavaglio di avversare il contratto ma di avere votato assieme alla maggioranza Inpgi l’eliminazione degli abbattimenti in caso di prepensionamenti. E sì, non bastava osservare il danno che si è fatto a un’intera generazione di colleghi che sarà costretta al prepensionamento anche mettendo nel conto costosi riscatti e ricongiunzioni pagati di tasca propria: la minoranza, cioè noi, doveva a sua volta punirli votando contro l’abbattimento dell’assegno di prepensione che finora poteva arrivare fino al 29 per cento. Questo è il concetto di coerenza come lo intendono i vari Abruzzo, di cui ammiriamo la disinvoltura con la quale nel giro di ventiquattr’ore a inizio marzo rivide completamente le proprie idee sul contratto che si andava profilando. Il tempo certo ci spiegherà tante cose: e noi sapremo osservarle e giudicarle.

Risposte arroganti ad argomentazioni concrete e serie. Insulti contro verità. Ipocrisia insopportabile per cui se non ci stai sei contro i precari. E lo dice chi ha allargato la forbice delle retribuzioni tra redattore ordinario e praticante, chi ha portato a 48 mesi il termine massimo di un contratto a termine, chi ha stabilito che con stati di crisi sempre più easy per gli editori l’età della rottamazione-prepensione sarà sempre più bassa.

***

Abbiamo tutti una straordinaria opportunità per dire che non ci stiamo: votare no al referendum del 29 e del 30 maggio. Vogliamo mandare a casa l’attuale dirigenza della Fnsi? No, troppo comodo per loro: vogliamo che così come ha detto e ripetuto il segretario Siddi in queste settimane il contratto sia disdettato e che si torni al tavolo delle trattative per difendere la nostra storia e i nostri diritti. In quel caso Puntoeacapo non farà, come non ha mai fatto, opposizione pregiudiziale.

* Consigliere Inpgi e Associazione Stampa Romana, esponente di Puntoeacapo

 

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