BREVE DIZIONARIO DEL GIORNALISTA PRECARIO

di Gianluca Cicinelli

A come Autonomia dalla Solidarietà. E’ la linea politico sindacale maggioritaria nel sindacato giornalisti romano e nazionale.

B come (non è una volgarità ma una citazione da Boris, la più celebre fiction sui precari) Bucio di culo, uguale a: trovare un posto fisso nel giornalismo di questo secolo.

C come Caporedattore, Caposervizio, Capocronista, insomma Capoqualcosa. E’ quel collega che, talmente è preoccupato di mantenere il ruolo faticosamente acquisito, che se gli telefoni mentre sta montando le catene alla sua auto sotto una tormenta per chiedere se occorre un pezzo sulla neve, prima di risponderti controlla l’Ansa per verificare se è ufficiale che nevica.

D come Direttore. E’ l’anello di congiunzione tra la specie umana e l’editore.

E come Editore. E’ il vero nemico di classe di tutti i giornalisti, è il padrone, che si chiami Caltagirone o Berlusconi, che si chiami De Benedetti o Soru o partito della rifondazione comunista.

F come Freelance. Il traduttore di google lo restituisce in italiano come indipendente. E in effetti il freelance italiano è indipendente. Nel senso che il suo lavoro è sempre più indipendente dai pagamenti.

G come Giornale. Nel ventesimo secolo era un insieme di fogli di carta talmente utile che, dopo averlo letto, a fine giornata ci potevi incartare anche il cestino della mondezza. Invece oggi il giornale online ha come limite di utilità che non ci puoi incartare il cestino del computer. Forse è per questo che gli articoli per il web vengono pagati molto di meno.

H come Hertz. La Hertz è una celebre ditta di autonoleggio. La convenzione con la Hertz è uno dei motivi che rende irrinunciabile per il precario l’iscrizione al sindacato romano. Fino al 25 per cento di sconto. Insomma se non lo fate per convinzione fatelo per vantaggio.

I come Interni. E’ diventato talmente difficile e dispendioso, a sentire editori e direttori, che un giornale faccia inchieste, che gli Interni sembrano ormai direttamente gestiti dal ministero omonimo.

J come Jungla. Nella famosa Jungla del precariato ormai è la tigre Shere Kahn che ha paura della fame del precario Mowgli e scappa quando lo vede.

K come Kermesse. La kermesse del giornalismo più trendy è quella di Perugia: anche quest’anno direttori ed ex direttori strapagati siederanno accanto ai colleghi da cinque euro a pezzo dimostrando che nonostante tutto non ce l’hanno con loro.

L come Lavoro. La vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica ed indipendenza. La gente affamata e senza lavoro è la pasta di cui sono fatte le dittature. Franklin Delano Roosevelt

M come Mazzetta. E’ un termine giornalistico che indica sia il pacco di giornali da consultare che lo strumento con manico corto di legno e testa in acciaio per convincere civilmente l’amministrazione del giornale a pagarti.

N come Notizia. Un tempo se dicevi al tuo caporedattore che avevi in esclusiva una notizia chiudeva furtivo la porta e voleva essere sicuro che ce l’avevi solo tu per fregare gli altri giornali. Oggi pensa che se non ce l’hanno gli altri è perchè sei tu che stai fregando lui.

O come Occhiello. E’ quello sopra il titolo. Ma c’è anche la cattiva e diffusa abitudine di strizzare l’occhiello al potere.

P come Pubblicista. Da agosto la figura del pubblicista verrà stralciata dalle liberalizzazioni di Mario Monti. Potrebbe anche essere una buona soluzione per molti, ma in cambio Fnsi dovrebbe chiedere al governo almeno una licenza da farmacista o il taxi gratuito per i colleghi.

Q come Quarto Podere. No, non è la consueta definizione della stampa, è proprio la quarta fattoria a destra venendo da Roma, dove di questo passo finiranno a lavorare molte braccia sottratte al giornalismo dalla crisi.

R come Resa. S’intendevano con questo termine le copie invendute del giornale restituite all’editore. Adesso serve ad indicare la posizione del sindacato sul contratto di categoria 2009 che ha incentivato stati di crisi, prepensionamenti e pagamenti ridicoli per i collaboratori esterni.

S come Segreto Professionale. La deontologia di categoria c’impedisce in tutti i modi di svelare a chiunque come sia possibile arrivare a fine mese senza almeno un contratto a tempo determinato.

T come Timone. E’ il complesso delle pagine previste per il giornale con gli spazi destinati alla pubblicità e ai redazionali. Alcuni timonieri di redazione hanno dimostrato d’ispirarsi per capacità e solidarietà tra colleghi allo stile di guida del comandante Schettino.

U come Università. In alcune università italiane si può comprare al prezzo di molte migliaia di euro l’anno l’iscrizione all’albo dei giornalisti. In altre, se sei già giornalista, ti regalano fino a 120 crediti su 180 per laurearti. Nessuna delle due opzioni alza il livello dell’istruzione

V come Vaffanculo. E’ la parola che un precario pensa più spesso quando parla col suo referente in redazione che gli chiede alle 10 e 55 di essere presente a una conferenza stampa delle 11 all’altro capo della città, perchè non hanno trovato nessun altro ma non hanno il coraggio di dirtelo.

W come le cinque doppie V, regola base del mestiere. Alcuni colleghi sono più scrupolosi di altri e per eccesso di zelo mentre scrivono ne aggiungono una sesta, quella del Johnnie Walker.

X come Xerox. E’ il nome della fotocopiatrice, elemento fondamentale nelle redazioni. Con gli anni si è infatti passati dall’usarla per la fotocopia di un singolo articolo preso da un giornale ai giornali completamente fotocopia ognuno dell’altro.

Y come Yes. E’ la parola inglese più pronunciata nelle redazioni italiane.

Z come Zaffata. Dal mondo dell’editoria arrivano zaffate maleodoranti. Sta al mondo del precariato soffiare forte per rimandare indietro zaffate di libertà e di giustizia sociale.

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