di Paola Cascella *
Una governance elefantiaca e strapagata, malgrado la riduzione delle funzioni ad almeno un quinto di quelle che Inpgi ha gestito fino a giugno 2022. Un anno e mezzo dopo il passaggio all’Inps, i vertici del nostro ex istituto di previdenza continuano ad essere gli stessi, in egual numero e con i medesimi faraonici stipendi (già prima troppo elevati), anche se oggi amministrano la sola platea dei giornalisti autonomi, circa un terzo di quella precedente. E poi manca il nuovo Statuto (quello disegnato dal commissario ad acta è in attesa dalla scorsa primavera del via libera dei ministeri vigilanti) con la conseguente impossibilità di procedere alle elezioni per la nomina degli organi di governo del “nuovo” ente.
A mettere l’accento sulle dolenti note che affliggono l’Inpgi, e non da oggi, è la Corte dei Conti, che ha il compito di vigilare sugli enti. Nella loro relazione annuale di 54 pagine relativa ai bilanci 2021 di Inpgi 1 e 2, licenziata a novembre e trasmessa al Parlamento, i giudici contabili ribadiscono inoltre la “necessità non più procrastinabile dell’avvio del nuovo assetto col varo del nuovo Statuto”.
COSTI DEI VERTICI – Ridotta a gestire le pensioni dei soli giornalisti autonomi, Inpgi ha continuato serenamente a erogare cifre notevolissime per i compensi degli amministratori rimasti in carica. Compensi già molto elevati quando l’ente amministrava le pensioni di tutti i giornalisti italiani: “…l’andamento negativo dei costi rilevato negli ultimi anni, è stato condizionato, tra l’altro, dalla complessa articolazione degli organi sociali, che non appare peraltro funzionale ad assicurare l’efficacia dell’azione dell’ente. I limiti introdotti alle spese di missione, trasporto e soggiorno, inoltre, non sono stati sufficienti a contenere i costi, tuttora elevati, dei rimborsi spese”.
Nel 2021 la presidente Marina Macelloni ha percepito 230.118 euro. Diecimila euro sono per rimborsi spese. I due vicepresidenti in totale hanno avuto 89.256 euro. Complessivamente agli organi di gestione sono stati elargiti 863.446 euro.
DIRETTRICE GENERALE – La direttrice Mimma Iorio è considerata nella relazione l’elemento cardine dell’organigramma dell’Inpgi. E non solo per il suo stipendio da Paperon de’ Paperoni (253.223 euro più 84.785 di contributi previdenziali e assistenziali, più 20.113 di trattamento di fine rapporto). Ma anche per la lunghezza del suo contratto, dieci anni e mezzo, senza ricambio. La Corte dei Conti invita Inpgi a valutare l’introduzione, nella regolamentazione interna, di meccanismi che assicurino il rispetto di principi di trasparenza e rotazione nella assegnazione degli incarichi dirigenziali di vertice”.
IL PERSONALE – “L’aumento del costo medio del personale, peraltro già elevato, nonostante la diminuzione del numero dei dipendenti, non appare in linea con i principi di oculata gestione interna delle risorse”.
CONSULENZE – Anche le consulenze esterne sollevano le critiche della Corte dei Conti. Benché ridotte di 144.029 euro rispetto al 2020, nel 2021 ammontano a ben 230.621 euro.
AFFIDAMENTI ESTERNI – Un milione e 822.714 euro per lavori e servizi affidati a ditte esterne. 99 su 103 di queste commesse sono state affidate direttamente. Per la Corte “occorre riflettere sull’utilizzo corretto delle procedure di scelta”.
* Consigliera generale per Inpgi Futuro
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