CASO SOPAF, LE DOMANDE SENZA RISPOSTA SU COME SI FORMO’ LA DECISIONE DI ACQUISTARE LE QUOTE FIP

Per fare piena luce sull’operazione Sopaf occorre assolutamente che venga presto fornita una risposta esauriente su tutta una serie di passaggi e di interrogativi proprio per chiarire se l’operazione con la SOPAF fosse totalmente trasparente, in perfetta regola ed economicamente vantaggiosa per l’INPGI 2. Ecco le prime domande su un punto essenziale: come si formò la decisione di acquistare le famose quote Fip.

 

 

  1.  Come, quando e a chi è arrivata all’INPGI l’offerta della SOPAF di vendita di quote del Fondo FIP, visto che questi titoli non erano quotati in Borsa?
  2. Il Presidente INPGI Camporese, prima di firmare la delibera 42 del 19 febbraio 2009 che prevedeva un esborso di ben 30 milioni di euro, ha forse chiesto il parere dei dirigenti INPGI dott. Giorgio Fano (all’epoca Direttore degli Investimenti), dott. Marco Mensitieri (all’epoca Direttore Amministrazione e Finanza e Pianificazione e Controllo), avv. Pietro Manetta (all’epoca Dirigente del Servizio Immobiliare Area amministrativa), ing. Francesco Imbimbo (all’epoca Dirigente del Servizio Immobiliare Area tecnica) e/o dell’allora Direttore Generale avv. Arsenio Tortora?
  3. E in caso affermativo è stato poi informato il CdA e il Collegio Sindacale di questi pareri o note scritte? E queste relazioni, comprese note e/o e mail anche non firmate dei Dirigenti INPGI nel 2009 relative al suddetto acquisto erano favorevoli o contrarie? E i dirigenti INPGI Fano, Mensitieri, Manetta e Imbimbo o l’allora Direttore Generale Tortora sono stati forse ascoltati dalla magistratura milanese? E in tal caso che cosa avrebbero riferito?
  4. Il Presidente INPGI Camporese, prima di firmare la delibera 42 del 19 febbraio 2009 che prevedeva un esborso di ben 30 milioni di euro, ha chiesto e ottenuto il parere favorevole dell’allora Presidente della Commissione Finanza, Bilancio, Programmazione e Investimenti INPGI e Consigliere di Amministrazione Riccardo Venchiarutti, come prevedeva la delibera del CdA n. 38 del 15 maggio 2008? E l’allora consigliere Venchiarutti è stato forse ascoltato dalla magistratura milanese? E in tal caso che avrebbe riferito?
  5. A sua volta l’allora Presidente della Commissione Finanza, Bilancio, Programmazione e Investimenti INPGI Riccardo Venchiarutti, come gli imponeva la delibera del CdA n. 38 del 15 maggio 2008, ha preventivamente chiesto e ottenuto il parere favorevole anche degli altri 5 membri della Commissione Finanza, Bilancio, Programmazione e Investimenti, cioè il Vice Presidente Luciano Azzolini e i Componenti Stefano Salone, Cinzia Romano, nonché gli esperti Daniela Stigliano e Paolo Chiarelli? E chi tra loro é stato ascoltato dalla magistratura milanese? E in tal caso che avrebbe o avrebbero riferito?
  6. Di questi pareri del Presidente e degli altri 5 membri della Commissione Finanza, Bilancio, Programmazione e Investimenti INPGI, che a fronte di un impegno di spesa di ben 30 milioni di euro non potevano ovviamente che essere scritti – e non verbali, cioé “a voce” – è stato poi informato il CdA e il Collegio Sindacale, segnalando anche che Giorgio Magnoni era fratello del Vice Presidente per l’Europa di Lehman Brothers Bank di Londra e figlio del consuocero di Michele Sindona, e che già dalla fine del 2008 circolavano voci sulle difficoltà economiche del gruppo Magnoni, come sostiene oggi la Guardia di Finanza?
  7. Ma se, invece, questi pareri mancassero o non fossero favorevoli, la delibera stessa del Presidente Camporese del 19 febbraio 2009 n. 42 non sarebbe forse invalidabile a posteriori per mancanza di uno dei suoi requisiti essenziali (e non solo formali) previsti nella delibera n. 38 del CdA INPGI del 15 maggio 2008 citata nelle sue premesse? Ma se fosse invalidata tale delibera presidenziale che succederebbe?
(2 – continua)

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