GIORNALISTI NELLA P.A. RISORSA STRAORDINARIA PER L’INPGI. LA CONSULTA SPALANCA UNA PORTA

di Andrea Bulgarelli *

Ci sono voluti vent’anni per ritrovare la speranza. Con la sentenza 122 del 12 giugno 2020 la Corte Costituzionale stabilisce definitivamente la peculiarità del lavoro giornalistico all’interno delle Amministrazioni pubbliche.

Di questa peculiarità e della necessità di legittimarla abbiamo sentito parlare dalla promulgazione della legge 150/2000. Abbiamo assistito a centinaia se non migliaia di convegni, appuntamenti, tavole rotonde organizzate dalla Federazione Nazionale della Stampa e dall’Ordine dei Giornalisti, ma non se n’è mai fatto nulla. Almeno fino ora.

Il deliberato della Corte costituzionale parla chiaro e finalmente consente di affermare che non esistono giornalisti di serie A e giornalisti di serie B. Esistono i giornalisti che operano nella Pubblica amministrazione e vanno definitivamente riconosciuti tali, senza differenze rispetto agli altri colleghi che operano nel variegato sistema dell’informazione.

Queste le conclusioni della sentenza n.112: “Questa Corte rileva che la ricordata evoluzione normativa segnala l’attenzione del legislatore alle problematiche connesse alla peculiare posizione dei giornalisti che siano pubblici dipendenti, problematiche rientranti nella sicura competenza statale, che vanno affrontate nelle indicate sedi negoziali, attivando le procedure di confronto previste dal legislatore nazionale e, per esso, dalla contrattazione collettiva di settore”.

In questa sede, difatti, “potranno essere adottate soluzioni per tali pubblici dipendenti attraverso il confronto con le relative associazioni sindacali, al fine di contemperare le oggettive esigenze e peculiarità dell’attività giornalistica e delle sue modalità di espletamento, nell’ambito dell’assetto organizzativo della pubblica amministrazione. È la contrattazione del pubblico impiego che può assicurare il necessario coinvolgimento della parte rappresentativa della categoria dei giornalisti, nell’ambito di aree di contrattazione specificamente dedicate”.

Da 20 anni non vengono attuate le norme di legge che riguardano i giornalisti che lavorano negli uffici stampa pubblici. Fnsi e Ordine dei Giornalisti devono intervenire subito assieme a un piano economico-finanziario serio che l’Inpgi deve predisporre utilizzando gli accordi in essere per il trasferimento, senza sanzioni e spese legali, dei contributi che i “giornalisti pubblici” hanno versato all’Inps, comprensivi di 5 anni di arretrati. Solo così si potrà pensare di mettere fine all’ampiamento della voragine nei conti dell’Istituto.

Sarà questo il progetto di Inpgi Futuro per ridare vita a un Istituto sempre più assonnato che sembra quasi aspettare il tramonto, e che presenteremo nel primo Consiglio generale del nuovo corso. Un nuovo corso in cui va cambiato il passo, smuovendo soprattutto il sindacato da una ventennale inerzia.

Dobbiamo perseguire da subito un progetto di riconoscimento della dignità e del ruolo del giornalista quale primo punto da ottenere in forza della sentenza della Corte Costituzionale. Inpgi dovrà spingere il sindacato, che peraltro sostiene e fa sopravvivere economicamente con alcuni milioni di euro ogni anno, a muoversi immediatamente e con determinazione in un campo che non ha preso mai seriamente in considerazione.

Serve agire subito, senza far passare tempo inutile per percorrere le solite e ormai vecchie logiche delle correnti che fino ad ora hanno portato risultati nulli dal punto di vista della creazione di nuovi posti di lavoro e di tutela della previdenza dei giornalisti italiani.

Inpgi Futuro c’è, c’è sempre stato, ma ora diventa promotore di questa proposta suggellata dal dettato della sentenza della Consulta. Basta rinvii, basta scuse, va definito un lavoro comune attorno a questa proposta, attuabile immediatamente solo se viene avviato da subito un serio confronto con la Pubblica Amministrazione.

* Consigliere generale di Inpgi Futuro, consigliere di Nuovo Sindacato Fvg in Assostampa Friuli Venezia Giulia

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