GIORNALISTI NOPRELIEVO, COSI CONTRIBUIRANNO A COSTRUIRE UNA SCUOLA IN KENYA E UN PROGETTO SOLIDALE A TORINO

di Salvatore Rotondo *

Gianluca Rabajoli, 27 anni, è il medico che coordina il progetto Karibu Ndugu (in swahili “Benvenuto fratello”), per la costruzione di una scuola in Kenya.

Un progetto nato all’inizio del 2014 grazie a una ventina di ragazzi e ragazze torinesi che, legati precedentemente da una forte amicizia, avevano deciso di intraprendere un percorso nell’ambito del volontariato.

Nel dicembre 2015 numerosi giornalisti pensionati avevano partecipato a una sottoscrizione in appoggio del vostro progetto. Da allora sono passati cinque anni e nel frattempo alcuni di questi giovani, come lei, sono diventati medici e professionisti in altri campi. Che progressi sono stati fatti dalla vostra attività solidale?

«Innanzitutto a nome di tutti i componenti dello staff di Karibu Ndugu vi ringraziamo per aver pensato ancora una volta a noi e al nostro progetto. La scuola di Romamwe, nei pressi di Jikaze, piccolo villaggio rurale della regione degli altipiani centrali in Kenya, procede e cresce di anno in anno. Ora può contare su edifici in muratura per l’asilo e le classi della scuola primaria, bagni a norma e un dormitorio con una capienza di 50 posti letto. A sostegno dell’autonomia della scuola sono ora presenti un orto di un ettaro circa e due mucche. In collaborazione con la comunità locale abbiamo scavato un pozzo che permette alla scuola e a 40 famiglie della zona di avere acqua per irrigare i campi. Da 4 anni abbiamo iniziato a erogare due borse di studio ogni anno per gli studenti più meritevoli e bisognosi, in modo da permettere loro di accedere all’istruzione superiore».

Da quanto tempo lavorate a questa splendida idea?

«Seguiamo il progetto dal 2014, l’abbiamo seguita nella sua crescita, siamo andati spesso a vedere dal vivo i progressi e a confrontarci con le persone del luogo. Oggi che il nostro percorso di accompagnamento alla scuola si avvicina al termine riguardiamo con soddisfazione agli sforzi fatti. Nel 2020 dovrebbero concludersi i lavori con la costruzione di una cucina in muratura. Negli anni che seguiranno il gruppo di Karibu Ndugu parteciperà alla vita e alla crescita della scuola, senza, tuttavia, prevedere ulteriori interventi di costruzione o di supporto economico: il progetto fin dal suo disegno prevedeva una deadline entro la quale la scuola avrebbe dovuto raggiungere un’indipendenza, e siamo contenti che questo momento stia finalmente per arrivare».

Immagino che il vostro impegno personale non si esaurirà con il raggiungimento di questo traguardo.

«Con l’avvicinarsi della conclusione del periodo “attivo” del nostro progetto in Kenya, abbiamo sentito l’esigenza di avviare una nuova iniziativa più vicino a noi, sul territorio torinese. Partendo dall’esperienza maturata in questi anni grazie all’attività di catering, fino a ora indirizzata alla raccolta fondi, abbiamo deciso di dar vita a una cooperativa impresa sociale che, attraverso il servizio di catering e ristorazione, sia un’occasione di lavoro per migranti e richiedenti asilo. Abbiamo iniziato a lavorare a questo nuovo progetto nel 2019, con una lunga fase di incubazione in cui abbiamo beneficiato di un tutoraggio proposto dalla Regione Piemonte alle start up per la costruzione di un solido business plan. All’inizio del 2020 abbiamo fondato una cooperativa impresa sociale la cui proposta commerciale è quella di un servizio di catering e ristorazione che sia sostenibile a tutto tondo, non solo dal punto di vista sociale. Per approfondire ed elaborare nel dettaglio il tema della sostenibilità, siamo stati – e siamo tutt’ora – seguiti dalla start up Mercato Circolare, per fare un’analisi efficace delle diverse aree di impatto che avrà la nostra attività. Siamo in contatto con diverse realtà che si occupano di accoglienza migranti e stiamo costruendo una rete di conoscenze attraverso la quale trovare i ragazzi e le ragazze che lavoreranno nella nostra cooperativa. Siamo attualmente in trattativa per l’affitto di un locale che sia adeguato all’attività di cucina per i servizi di catering e alla somministrazione di cibo in loco, all’interno di questo spazio, inoltre, prevediamo di organizzare incontri di formazione per i nostri dipendenti e per alcuni esterni interessati».

Il vostro gruppo è inserito in una onlus?

«Sì, è inserito all’interno dell’esperienza di “Come Noi”, onlus attiva in ambito internazionale da più di 50 anni».

In Kenya a chi vi appoggiate?

«Dal 2010 Rosemary Mwendwa, la direttrice della scuola, dedica il suo tempo, il suo impegno e gli spazi a sua disposizione per dar vita al progetto. La scuola, che sorge nei terreni circostanti alla sua casa, accoglie oggi circa 160 bambini dai 5 ai 14 anni, oltre al personale scolastico, composto di 12 insegnanti e di altri 5 dipendenti deputati alla cucina, alla coltivazione e alla tutela della struttura».

Avete già in mente un utilizzo dei 6.289 euro a voi destinati dai Giornalisti NoPrelievo?

«In prima istanza avevamo pensato di destinare l’intero vostro contributo alla scuola in Kenya. Vista la consistente cifra da voi raccolta, tuttavia, ci troviamo nella posizione di poter scegliere di dedicare una parte della donazione al nuovo progetto che sta prendendo vita a Torino. La nostra proposta sarebbe pertanto la seguente: 4000€ al progetto Karibu Ndugu – scuola di Romamwe per contribuire alla costruzione della nuova cucina in muratura; la parte rimanente al progetto Karibu Open – catering sostenibile per l’acquisto di materiale per la cucina del locale a Torino (un forno a convezione da 10 teglie e 2 frigoriferi da 700 litri). Se voi foste d’accordo con questa proposta, avremo premura di tenervi aggiornati sugli sviluppi di entrambe le iniziative. E non possiamo non ringraziarvi ancora una volta per il vostro importante contributo ai nostri progetti».

A nome di Giornalisti NoPrelievo posso confermarle che siamo senz’altro d’accordo. Un’ultima domanda, in che misura l’amicizia che lega i partecipanti al progetto ha reso più solida la vostra iniziativa?

«Questa amicizia che ci ha sempre caratterizzato, anche al di fuori del contesto Karibu Ndugu, è una delle nostre maggiori forze. Consapevoli di vivere in condizioni privilegiate, coloro che oggi sono membri di Karibu Ndugu, sono accomunati dalla voglia di condividere e restituire. Da quella base di partenza è iniziata la sfida. Una sfida che ha portato il gruppo ad essere sempre più affiatato ed entusiasta, nel quale ciascuno ha messo in gioco il proprio tempo e le proprie competenze. La formazione in ambiti differenti ha fornito al progetto un bagaglio di esperienze e conoscenze vario e la possibilità di osservare il progetto da prospettive diverse».

* Comitato Giornalisti NoPrelievo

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