INPGI, I SINDACI: MANCA L’OSSIGENO. MA I VERTICI NON ACCETTANO UN TAGLIO VERO DEI COMPENSI

di Paola Cascella *

Stiamo finendo l’ossigeno. Un anno, forse qualcosa di più, ma la nostra cassa previdenziale, da sola, e senza interventi esterni, non sarà più in grado di pagare le pensioni.

A dirlo, il 28 aprile scorso in Consiglio di amministrazione, è la voce autorevole del presidente del collegio dei sindaci Paolo Reboani che il giorno dopo presenta al Consiglio generale, riunito in remoto, una relazione in cui viene messo nero su bianco che l’organismo da lui presieduto, “valuta che nel breve termine l’istituto è in grado di far fronte ai propri impegni istituzionali, con la gestione delle risorse a disposizione, mentre nel medio termine, si sta accrescendo l’incertezza sulla continuità aziendale, se non verranno assunte dagli organi dell’Istituto adeguate decisioni per il riequilibrio economico e finanziario”.

“Breve termine”, nel linguaggio della finanza significa appunto un anno. “Incertezza sulla continuità aziendale”, vuol dire dubbi su un possibile prossimo fallimento. Nel nostro caso, scrive il collegio, a medio termine.

Sembra preoccupato, Reboani. Eppure in questa situazione, il Consiglio generale non ha neanche voluto tagliare gli emolumenti della governance di qualcosa in più del 10 per cento già ipotizzato mesi fa. Certamente non con l’obiettivo di salvare l’Inpgi da un rosso di 242,2 milioni di euro, ché per questo evidentemente ci vuole altro. Ma perlomeno per presentarsi con un biglietto da visita appena più dignitoso agli interlocutori politici, di questi ultimi due mesi, che precedono l’annunciato commissariamento dell’Ente, il cui termine è fissato al 30 giugno.

È stato dunque sotto questa cappa di piombo pesante che il Consiglio generale ha approvato a maggioranza, 40 sì, 20 no, il bilancio più drammatico di sempre, corredato dalla valutazione dei numeri di un patrimonio oltremodo assottigliato, ormai non più in grado di mettere in sicurezza la nostra previdenza e quella delle nuove generazioni.

“Non si dà il caso che non si paghino le pensioni – rassicura la presidente Marina Macelloni – Le prestazioni sono e saranno garantite”. E aggiunge: “Siamo fieri di quello che abbiamo fatto finora, della nostra storia, del nostro ruolo, delle nostre capacità gestionali”. Parole che suonano vuote, nel clima che si respira anche attraverso l’immagine restituita dal computer in videoconferenza, alla luce dei bilanci degli ultimi dieci anni almeno.

Parole vuote, in mancanza di fatti concreti. A partire dalla politica dei risparmi, e quindi tra l’altro dal taglio dei compensi della governance dell’Istituto, alcuni dei cosiddetti compiti a casa imposti dai ministeri fin dal giugno 2019, senza che nessuno in via Nizza abbia mosso un dito. Anzi. Un’ipotesi di riduzione di un miserrimo 10 per cento, viene votata mesi fa in una proposta di delibera che accolla anche molti sacrifici inutili sulle spalle dei giornalisti, e solo in cambio dell’anticipato ingresso dei comunicatori da parte del governo. Una sorta di do ut des rimasta al palo.

Ma, come previsto dallo statuto Inpgi, è il Consiglio generale a determinare le retribuzioni dei vertici dell’Istituto, non… gli stessi vertici. Così il punto è entrato nell’ordine del giorno del 29, peraltro solo in seguito alla richiesta formale di 15 consiglieri (tra i quali quelli di Inpgi Futuro) che hanno poi presentato una mozione d’ordine, proponendo che data la gravissima situazione della nostra cassa, si torni ai gettoni di presenza, un istituto in vigore all’Inpgi fino al 1994, quando la governance percepiva soltanto quella remunerazione, in qualche caso del tutto simbolica.

La proposta, udite udite, non è passata. Come non è passata quella alternativa (sempre degli stessi consiglieri) di alzare al 30 per cento il taglio degli emolumenti. Alla fine gli amministratori dell’Inpgi si sono ridotti lo stipendio del 10 per cento. Una riduzione men che risicata. Ma, secondo la presidente, qualunque taglio, rischia di essere visto all’esterno come la conferma che gran parte dei guai economici dell’Istituto derivano proprio dagli stipendi supervalutati degli amministratori. Unica nota positiva, la riduzione entra in vigore subito.

* Consigliera generale per Inpgi Futuro

1 Commento "INPGI, I SINDACI: MANCA L’OSSIGENO. MA I VERTICI NON ACCETTANO UN TAGLIO VERO DEI COMPENSI"

  1. Francesco Guzzardi | 9 Maggio 2021 ore 5:58 | Rispondi

    La paradossale sottovalutazione della gravità della situazione insieme alla irresponsabile incapacità di perseguire una strada di risanamento autorizzano a pensare il peggio! Si collegano cioè all’odio per la nostra categoria dalla più irresponsabile compagine parlamentare mai entrata prima alle due Camere per dare soddisfazione finale ad un voluto piano distruttore della nostra previdenza!

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