MATTARELLA: “GARANZIA DELLO STATO PER LA PREVIDENZA DEI GIORNALISTI”. IL COMITATO: GRATI, HA ASCOLTATO IL NOSTRO APPELLO

Il Presidente della Repubblica durante la cerimonia del ventaglio

Le prestazioni previdenziali dei giornalisti devono essere garantite dallo Stato. Lo ha detto oggi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la tradizionale cerimonia per la consegna del ventaglio. Il comitato “Salviamo la previdenza dei giornalisti”: “Grati al capo dello Stato, ha ascoltato il nostro appello”.

“Garantire rigore e autonomia”, ha affermato Mattarella, “significa prendere atto che ai giornalisti iscritti all’Ordine e, dunque, chiamati a svolgere un’attività racchiusa nell’ambito di specifiche regole deontologiche, vanno applicate quanto meno garanzie eguali alle categorie di lavoratori, a partire dall’ambito previdenziale, nel quale è ragionevole che valga, per la prestazione pensionistica, la garanzia pubblica assicurata a tutti i lavoratori dipendenti. Lo stesso criterio è bene che trovi applicazione in materia di ammortizzatori sociali”.

“La riforma recente dell’Ordine ha consolidato l’autonomia della professione giornalistica, ribadendone il carattere di professione intellettuale. Ciò significa che non ci sono scorciatoie in virtù delle quali tutti siano “caballeros” secondo la frase attribuita a Carlo V nella sua visita ad Alghero.”

“Alla cornice di sicurezza entro cui devono poter operare i giornalisti, in virtù della loro specifica funzione, si aggiunge l’esigenza di agire affinché il processo di ristrutturazione e di riorganizzazione del comparto industriale dei media non veda indebolirsi il loro contributo alla vita democratica del Paese”.

Mattarella ha parlato degli effetti della pandemia che “si sono aggiunti a fenomeni già in corso che producono fratture dei nostri modelli di sviluppo e di convivenza, sfidandoci a un loro ripensamento complessivo. Questa capacità di lettura dei tempi nuovi e del bisogno di adeguamento rappresenta un impegno essenziale per le democrazie”.

“Lo stesso criterio è bene che trovi applicazione in materia di ammortizzatori sociali, diretti ad affrontare crisi aziendali per superarle e anche per accompagnare la trasformazione dei supporti tecnologici che assicurano la circolazione delle notizie. È un compito, quest’ultimo, che si riconduce all’applicazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Importante e significativo è stato, inoltre, l’intervento della Corte Costituzionale. Confido che il Parlamento saprà completare il necessario percorso di riforma, assicurando che non si possa mettere il bavaglio alla ricerca della verità e sapendo bilanciare correttamente questo valore con la tutela della reputazione e della dignità delle persone”,

“Gratitudine” e “profonda soddisfazione” viene espressa da Carlo Chianura a nome del comitato “Salviamo la previdenza dei giornalisti” per le parole di Mattarella. “L’appello inviato al Capo dello Stato e firmato da quasi tremila giornalisti più o meno famosi puntava esattamente all’obiettivo di salvaguardare tutte le prestazioni previdenziali dei giornalisti al di là di chi le eroga. Il presidente Mattarella lo ha ascoltato. Oggi ha detto con chiarezza che la libertà e l’indipendenza dell’informazione passano anche dalla necessità di pervenire a ogni soluzione equa e non punitiva in grado di continuare ad assicurare la pensione e le prestazioni previdenziali a tutti i giornalisti italiani”.

7 Commenti "MATTARELLA: “GARANZIA DELLO STATO PER LA PREVIDENZA DEI GIORNALISTI”. IL COMITATO: GRATI, HA ASCOLTATO IL NOSTRO APPELLO"

  1. Giuseppe Cipriani | 29 Luglio 2021 ore 18:02 | Rispondi

    Riuscite a sintetizzare? Si resta autonomi con soluzioni alla portata o si va in Inps? ReteCom che rappresenta i comunicatori oggi festeggia dichiarando che nessuna deportazione di nuovi contribuenti Inps passerà in Inpgi. Cosa accadrà? Grazie

    • Al momento significa quello che i giornalisti che hanno firmato l’appello auspicano: ottenere che le pensioni saranno garantite a prescindere dall’ente che le erogherà. I comunicatori esultano perché quelle parole preludono al fallimento del tentativo di farli entrare a forza nell’Inpgi. Cosa che francamente ci riguarda molto poco.

  2. Antonio Corradini | 6 Agosto 2021 ore 23:05 | Rispondi

    L’Inpgi confluirà nell’Inps. Questo significa che a chi andrà in pensione nei prossimi anni/decenni (non ai già pensionati) verranno applicate le regole INPS, con conseguente retrodatazione del calcolo contributivo di circa 20 anni. In sintesi, le pensioni future dei giornalisti saranno fino al 50% inferiori rispetto a quelle erogate con regole Inpgi.
    A fronte di questa prospettiva, ormai quasi certa, quelli di Punto e a Capo festeggiano per il “grande successo”. Ogni ulteriore commento è superfluo.

    • Gentile Corradini, francamente azzardi previsioni. Come primo punto, con la riforma del 2017 l’Inpgi applica di fatto le regole Inps, con il calcolo al cento per cento a tutti i giornalisti in attività del metodo contributivo. In secondo luogo, non è scritto da nessuna parte e soprattutto non è mai avvenuto in passato che in caso di passaggi da gestioni privatizzate a Inps siano avvenute retrodatazioni del calcolo. Ne consegue che la tua previsione di pensioni più magre del 50 per cento di quelle presenti non sta in piedi. Fatta salva, come sempre, la buona fede di chiunque, ti segnalo che gli argomenti che tu porti sono gli stessi di quella ristretta oligarchia che ha in mano gli enti da decenni e che, comprensibilmente per le proprie rendite di posizione, non li vuole mollare.

  3. Sono soddisfatto all’80 per cento. Ma non è poco con i tempi che corrono soprattutto con i tempi che corrono contro la libertà della nostra professione. Da tempo andavo dicendo di coinvolgere il Preesidente. La previdenza dei giornalisti ha la stessa valenza costituzionale dell’autonomia e della loro indipendenza. Indipendenza economica è presupposto dell’indipendenza della professione. Non condivido invece che i giornalisti debbano godere “quanto meno” degli stessi diritti previdenziali degli altri lavoratori. Mi piace ricordare in proposito la sentenza della Supreama Corte del 2003 che mi riguarda personalmente. L’azienda pretendeva di non riconoscere in caso di licenziamento al giornalista le stesse garanzie di cui godono tutti gli altri lavoratori. Siamo alle solite. La Suprema Corte accolse il mio ricorso motivando peraltro anche che i giornalisti devono godere “di garanzie anche maggiori” per il ruolo di rilievo costituzionale della loro funzione. “Quanto meno” non mi piace perché può anche voler significare – da parte di quanti anche nella politica non troppo ci amano – tutti nel calderone. Molto probabile che il signiicato sia che la previdenza non si tocca. Comunque, meno male che la Costituzione c’è.

  4. Antonio Corradini | 8 Agosto 2021 ore 18:36 | Rispondi

    Gentile redazione,
    reputo superfluo commentare la gestione attuale: sono i numeri il miglior commento. Ciò premesso, la confluenza nell’Inps come àncora di salvezza per pensionati e pensionandi (e ribadisco, questi ultimi saranno fortemente penalizzati dal quasi inevitabile passaggio, visto che la riforma 2017 certo non retrodata il contributivo al 1996!) era scontata, come avvenuto per tante altre casse professionali. Da questo punto di vista la mobilitazione, la raccolta firme, hanno avuto un impatto pari a zero, perché era ed è semplicemente inconcepibile che lo Stato lasci decine di migliaia di persone senza pensione e Mattarella si è limitato a ribadire l’ovvio.
    Quindi, ad oggi, se la strada è la confluenza in INPS, allora si sarà ottenuto il risultato minimo che era comunque garantito al 100% anche senza mobilitazione. Se invece la strada è la salvezza Inpgi (ovviamente con proposte in grado di intervenire in maniera sostanziale sul disavanzo – ad esempio il contributo dalle sim telefoniche – e non quelle rilanciate dai media nelle ultime settimane) allora forse la mobilitazione avrà sortito un effetto.

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