CONCORSO RAI, CI VOLEVA IL CONSIGLIO DI STATO PER DARE RAGIONE A VERNA (ODG) E TORTO A USIGRAI E FNSI

di Stefania Conti

Sindacato? Quale sindacato? Se lo sono chiesto alcuni colleghi della Rai quando hanno saputo di una storiaccia che si è svolta nel 2019 nella più grande azienda “culturale” d’Italia.

Arriva quell’anno la notizia che c’è un concorso Rai per assumere 90 giornalisti da assegnare alle sedi regionali. Una buona notizia per una categoria abituata più al licenziamento e alle chiusure che alle assunzioni. Vi possono partecipare tutti coloro che hanno superato l’esame di Stato e sono iscritti all’Ordine dei giornalisti.

E no, quest’ultimo requisito non va bene. Perché lascia fuori una platea di chi ha fatto sì l’esame, ma non ha trovato lavoro come giornalista e se fosse iscritto all’Ordine non avrebbe potuto svolgere un’altra professione (lo impone la legge). Oppure non aveva i soldi per farlo: sono quei freelance che per mettere insieme il pranzo con la cena sono costretti a vendere i loro pezzi un tanto al chilo, con compensi da fame. Oppure ancora, quelli che hanno accettato un articolo 36 del contratto giornalitico e non possono iscriversi all’Ordine come professionisti perché l’articolo 36 è riservato ai pubblicisti.

Insomma il pianeta di chi svolge questa professione è assai più composito di quanto immaginino Usigrai (sindacato dei giornalisti Rai) e Fnsi (sindacato, ahinoi, unico dei giornalisti). Ma lo sa Carlo Verna, presidente dell’Ordine nazionale. E lo fa presente alla Rai. Bisogna consentire – dice in sostanza Verna – la partecipazione anche a chi, avendo fatto l’esame di Stato, non è iscritto all’Ordine. La Rai, nella persona di Felice Ventura, direttore per le Risorse Umane, risponde: niet, c’è un accordo sindacale con l’Usigrai che non lo prevede.

Ohibò! Una dimenticanza del sindacato. Il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani, invece di fare ammenda, risponde a Verna che la sua è una richiesta “priva di fondamento”. «Il fatto di avere dei presupposti ma non aver completato la procedura con l’effettiva iscrizione – scrive – non integra il requisito». Segue scambio di missive non esattamente edificanti. Pronto arriva in soccorso il segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso (è da tener presente che l’Usigrai è un formidabile serbatoio di voti per lui e per tutta la sua componente, oltre ad essere il raggruppamento sindacale più folto in termini di numeri).

«L’iscrizione nell’elenco dei giornalisti professionisti – sentenzia – è o non è. Tertium non datur». Ma ad un uomo dalle forti pulsioni come Lorusso non poteva bastare e qualche giorno dopo, in un’altra lettera a Verna, scrive: «Trovo alquanto singolare il tentativo di derubricare a diversità di opinioni quello che è invece un attacco chiaro e deliberato al ruolo, alle competenze e alla funzione del sindacato. Nel caso non te ne fossi reso conto – ma ne dubito – i toni e il contenuto della Tua lettera inviata all’Usigrai e alla Rai il 3 settembre u.s. segnano un punto di non ritorno». Pertanto, «considero preclusa qualsiasi possibilità di confronto politico».

Parole grosse, cui segue una assemblea dei CdR e dei fiduciari Rai che, riunita nell’ottobre 2019, esprime «sconcerto per i contenuti delle lettere indirizzate alla Rai e all’Usigrai dal Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti» (e questa presa di posizione aprirebbe una serie di considerazioni sulla manipolazione dei comitati di redazione e sulla loro consistenza politica). Viceversa, il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti all’unanimità plaude a Verna.

Passa più di un anno e… colpo di scena! Una sentenza del Consiglio di Stato – emessa recentemente per un’altra questione – conferma il fondamento delle ragioni per le quali il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti aveva chiesto alla Rai di consentire la partecipazione al concorso pubblico. «Il possesso delle richieste competenze professionali era già accertato dal superamento dell’esame di Stato di abilitazione all’esercizio della professione – scrive il Consiglio di Stato – mentre la successiva iscrizione all’Albo, rappresenta un adempimento formale».

La sentenza è firmata dal relatore Raffaello Sestini e dal presidente Roberto Garofoli (appena nominato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel governo Draghi), sgombera il campo da ogni dubbio e impedisce di eliminare quanti non hanno santi in paradiso dalla partecipazione a un concorso pubblico avendo regolarmente e positivamente superato l’esame di Stato, pur non essendosi iscritti al relativo Ordine professionale.

Che sindacato è quello che invece di difendere le categorie più deboli, si vede costretto da una istituzione a farlo?, si chiedono a Saxa Rubra. Forse è un sindacato che non vuole ammettere di aver fatto un errore. O forse ha imperscrutabili motivi che noi poveri mortali non riusciamo ad individuare. Tertium non datur.

1 Commento "CONCORSO RAI, CI VOLEVA IL CONSIGLIO DI STATO PER DARE RAGIONE A VERNA (ODG) E TORTO A USIGRAI E FNSI"

  1. Maurizio Mendia | 27 Febbraio 2021 ore 16:28 | Rispondi

    Bravo Carlo, ancora una volta. Di fatto i giornalisti, tutti, da tempo non hanno più un sindacato.

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