INPGI SENZA PACE, VOCI DI COMMISSARIAMENTO PER L’IMPASSE STATUTO. IN POLE MACELLONI E IORIO

Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro

Ufficio Studi e Ricerche di Puntoeacapo

Inpgi davvero senza pace. Dopo le drammatiche vicende del 2021, che hanno portato al passaggio della gestione principale sotto l’ombrello pubblico dell’Inps, ancora non si riesce a dare l’assetto definitivo a quel che rimane dell’istituto di previdenza dei giornalisti, vale a dire all’ex Inpgi 2.

Motivo falsamente formale è l’approvazione dello statuto del nuovo ente incaricato di raccogliere i contributi dei lavoratori autonomi. Nella scorsa primavera il consiglio generale non riuscì a esprimere una maggioranza qualificata sulla proposta di modifica portata avanti con sprezzo della ragione dalla stessa maggioranza protagonista del declino dell’Inpgi.

Non paghi, gli alleati della presidenza Macelloni volevano imporre una nuova costituzione dell’ente che replicava in fotocopia il precedente sistema di trasmissione del potere e soprattutto la golden card del finanziamento della Fnsi e delle associazioni regionali della stampa, sotto forma di servizi di assistenza agli iscritti. Si sarebbe trattato di una cifra inferiore ai 2,5 milioni erogati ogni anno all’ex sindacato unitario, ma comunque non inferiore al milione, milione e mezzo di euro annui.

La minoranza che si è opposta a questa versione dello statuto è stata in seguito coinvolta in un tentativo di accordo che però si è arenato proprio sulla questione del finanziamento al sindacato ex unico, anche in seguito alla nascita di un nuovo soggetto, vale a dire la Figec-Cisal.

A quel punto – siamo alla fine di settembre 2022, qualche ora dopo l’esito delle elezioni che riporterà il centrodestra al governo – la presidente Macelloni annuncia di avere inviato una settimana prima una lettera al ministero del Lavoro per ammettere che il consiglio è in una situazione di stallo. Dunque, sostanzialmente rimette a Via Veneto la soluzione sullo statuto.

Nelle settimane successive accadono alcuni fatti significativi. Il primo è la nomina di Marina Calderone a ministro del Lavoro. Già presidente del potente Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro e del Cup (Comitato unitario delle professioni), Calderone è una buona conoscenza dell’Inpgi.

Ma l’avvenimento cruciale riguarda due soggetti che in un passato anche recente si sono occupati dell’Inpgi. Parliamo della nomina a sottosegretario al Lavoro di Claudio Durigon, inventore della formula “comunicatori dentro l’Inpgi”, costretto alle dimissioni dalla medesima carica ricoperta nel governo Draghi dopo la famosa uscita sul parco di Latina che andava intitolato ad Arnaldo Mussolini e non più a Borsellino e Falcone.

E soprattutto parliamo della nomina a sottosegretario all’Economia di Federico Freni, avvocato, consulente lautamente retribuito dall’Inpgi (per esempio 80.000 euro per la parcella del ricorso al Tar e al Consiglio di Stato di un gruppo di giornalisti che si opponeva al prelievo forzoso sulle pensioni e che in parcelle ne aveva spesi circa 5.000).

Freni fu protagonista di una vicenda mai chiarita fino in fondo relativa a un immobile Inpgi a lui locato nel quartiere Parioli di Roma, poi cedutogli nell’ambito del piano di dismissione immobiliare con alcuni interrogativi relativi alle spese notarili, poste a carico del venditore Inpgi e non dell’acquirente. Per tacere dei rischi di possibili conflitti di interesse in una vicenda relativa a un fondo di investimento, rilanciata dalla trasmissione Piazzapulita della 7.

Ricapitolando. Uno statuto del nuovo Inpgi, indispensabile per eleggere i nuovi organismi amministrativi, che non si riesce ad approvare perché la maggioranza non è disponibile a rivedere la parte relativa al finanziamento del sindacato. La presidente dell’ente, ancora in carica con i medesimi compensi, che rimette le carte al ministero del Lavoro. L’arrivo (o il ritorno) provvidenziale al governo di due soggetti che in passato hanno avuto contatti strettissimi con l’Istituto di previdenza dei giornalisti.

La domanda che viene naturale è: che cosa sta maturando per l’ente di via Nizza? Secondo alcuni addetti ai lavori il ministero del Lavoro e quello dell’Economia sarebbero prossimi a commissariare il nuovo Inpgi in modo da dotarlo di uno statuto e consentire le elezioni. Nomi papabili: la stessa presidente oppure il direttore generale Mimma Iorio.

E’ evidente che si pone un problema di opportunità politica, che non attiene a giudizio personale sulle due figure: può uno dei soggetti che ha gestito gli ultimi travagliati anni dell’istituto rivestire anche quest’altra parte in commedia?

Una domanda cruciale per la ministra del Lavoro e per il ministro dell’Economia. Chissà se delegheranno la decisione a Durigon e a Freni.

Lascia per primo un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato


*