INPGI, J’ACCUSE DELLA CORTE DEI CONTI: PATRIMONIO IN PICCHIATA, SOLVIBILITA’ A RISCHIO TRA 7 ANNI

di Alessandra Spitz *

L’Inpgi non ha alcuna solvibilità prospettica perché il suo patrimonio si sarà già esaurito entro sette anni, cioè nel 2028, ben venti anni prima di quando i suoi conti potranno tornare in attivo.

A condannare l’Istituto sono l’insufficienza della auto-riforma varata nel 2015-2017 e la mancanza di un numero adeguato di nuovi ingressi, a causa della crisi del settore editoriale. Una situazione che impone perciò ai vertici dell’Istituto di “porre responsabilmente in essere ulteriori interventi per rimediare ad una situazione che, altrimenti, rischia di compromettersi definitivamente”.

A stilare questo impietoso “j’accuse” nei confronti dell’Inpgi è ancora una volta la Relazione della Corte dei Conti nel suo esame del bilancio del 2018 in cui ribadisce gli allarmi già lanciati negli anni precedenti ma che sono stati ignorati sia dai vertici dell’Inpgi, sia dai Ministeri vigilanti e dal Governo.

“Nelle relazioni relative agli ultimi esercizi, questa Corte – ricorda la relazione – ha richiamato l’attenzione sul perdurante andamento negativo dei saldi della gestione previdenziale e assistenziale della Gestione sostitutiva e sulla conseguente necessità che l’Inpgi adottasse con urgenza severe misure atte a ristabilire l’equilibrio previdenziale pesantemente compromesso dalla profonda crisi del settore dell’editoria, contraddistinta dalla sensibile contrazione dei contratti di lavoro e dal peso sempre crescente degli oneri per ammortizzatori sociali a carico dell’Istituto medesimo”.

Le proiezioni del nuovo bilancio tecnico, riferito al periodo dal 2018 al 2067, evidenziano come l’Inpgi – sottolineano i magistrati contabili – non sia in grado di mantenere la solvibilità prospettica, esaurendo il proprio patrimonio già nel 2028. Il documento attuariale evidenzia un saldo previdenziale negativo fino al 2046 e positivo dal 2047 a fine periodo, mentre il saldo totale è negativo fino al 2048 e positivo dal 2049 al 2067.

Secondo le previsioni attuariali, l’equilibrio di gestione sarebbe conseguibile solo attraverso un idoneo numero di nuovi ingressi, che, a oggi, non si stanno concretizzando in quanto legati alle dinamiche del mercato del lavoro nel settore editoriale che non è ancora uscito dalla situazione di crisi e profondo mutamento che lo ha investito.

La relazione della Corte dei conti non punta il dito solo sulla inerzia dei vertici dell’Inpgi di fronte ai ripetuti richiami ad adottare provvedimenti più incisivi, ma anche sull’immobilismo della politica.

Dopo aver ricordato che l’ipotesi dell’ingresso dei comunicatori dell’Inpgi si è risolta con un nulla di fatto, i magistrati contabili evidenziano la necessità di interventi, anche normativi, diretti ad assicurare non solo la sostenibilità finanziaria dell’Ente, ma anche l’erogazione dei trattamenti pensionistici a tutti coloro che vi sono iscritti.

La Corte, infatti, non manca di sottolineare l’unicità dell’Inpgi che “tra le Casse privatizzate è l’unica ad essere sostitutiva dell’Assicurazione generale obbligatoria per i lavoratori dipendenti del settore privato. Inoltre, l’Inpgi – rileva ancora – è inserito nell’elenco Istat delle amministrazioni pubbliche, di cui all’art. 1, commi 2 e 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 1961”.

Infine, i magistrati contabili criticano anche la governance dell’Inpgi che, a loro avviso, andrebbe resa più snella e meno costosa, visto che nel 2018 ha pesato sul bilancio per 1,094 milioni di euro.

“Gli organi sociali – afferma la Corte – sono composti da un numero elevato di soggetti che, se trova giustificazione nella natura dell’Ente che sostanzialmente è destinato a comporre interessi non sempre convergenti, non è funzionale ad assicurare l’efficacia dell’azione e, comunque, comporta costi elevati che incidono negativamente su una gestione che presenta un andamento negativo”.

*Esecutivo di Puntoeacapo

1 Commento "INPGI, J’ACCUSE DELLA CORTE DEI CONTI: PATRIMONIO IN PICCHIATA, SOLVIBILITA’ A RISCHIO TRA 7 ANNI"

  1. Giuseppe Cipriani | 5 Febbraio 2021 ore 18:02 | Rispondi

    A questo punto, l’ingresso dei comunicatori pubblici e privati nel 2023, in soldoni di tutte quelle figure che bene o male incarnano le nuove modalità di trasmissione delle informazioni, sarà sufficiente a sollevare le sorti dell’Inpgi. Sempre che si agisca politicamente e anche a livello di Ordine dei giornalisti per creare elenchi speciali ad hoc per le nuove figure che creano, elaborano e lavorano notizie. E lo Stato aiuti in questo trasbordo con “incentivi” a chi cambia ente di previdenza e ristoro all’INPS, tra l’altro già previsto mi pare. Con i comunicatori bisogna parlare, coinvolgendoli, non deportandoli come una merce. Siamo in tempo! Non è immaginabile un futuro senza informazione, e non può esistere informazione senza operatori dell’informazione ai più diversi livelli, a partire da quello classico del giornalista fino al blogger che gestisce un suo spazio. Diamoci tutti una mossa che vada ben al di là della semplice richiesta di un salvataggio priva di proposte concrete e pertanto già in partenza destinata all’oblio.

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