“USIGRAI, UN CAMBIO DI STAGIONE DOPO LE POLITICHE CHE HANNO INDEBOLITO LA RAI E IL GIORNALISMO”

Sappiamo bene che non c’è niente di più noioso dei congressi sindacali. Eppure, questo XVI Congresso dell’USIGRAI che si terrà a Milano dall’8 al 10 novembre sarà di fondamentale importanza, per noi giornalisti RAI e non solo.

In primo luogo, perché la nostra categoria attraversa una crisi industriale senza precedenti, che giorno dopo giorno sta prosciugando le casse degli organismi che ci siamo dati per tutelare la nostra autonomia – l’INPGI e la CASAGIT – e rischia di metterli al tappeto, a stretto giro, se non si corre ai ripari. E poi perché la nostra stessa azienda, la RAI, vive una crisi d’identità profonda, che la paralizza nella sua azione e che, giorno dopo giorno, sta erodendo il rapporto di fiducia che da giornalisti ci lega al nostro unico e vero editore di riferimento, che è l’opinione pubblica.

Da un lato, infatti, la RAI è sempre più succube della politica e delle sue ingerenze e dall’altra appare incapace di porsi all’altezza delle grandi sfide strategiche ed organizzative che la rivoluzione tecnologica pone a un’azienda come la nostra, che voglia e debba fare servizio pubblico.

Serve perciò un cambio di rotta, radicale. Che non può non iniziare da un rinnovamento della nostra classe dirigente, in RAI e negli istituti di categoria. Si sa, quando una squadra di calcio vince non si cambia niente, se continua a perdere invece – e nel nostro caso sono anni, ormai – il primo a saltare è l’allenatore. Il nostro allenatore – permetteteci la metafora – è senza ombra di dubbio la maggioranza che da tempo immemore governa l’USIGRAI e con essa la FNSI, l’INPGI e la CASAGIT.

Una maggioranza che a livello di categoria ha decisamente sottovalutato la crisi in atto, per alcuni versi l’ha anzi occultata e non è stata in grado di opporre la minima resistenza all’arroganza degli editori, troppo preoccupata com’era a salvaguardare le proprie poltrone.

Una maggioranza, la stessa, che in RAI ha svilito il ruolo del sindacato, abdicando alla propria missione di controparte dell’Azienda e accontentandosi di favorire le carriere di pochi e fedelissimi eletti, mentre chiudeva tutti e due gli occhi sullo svilimento della professione e della sua autonomia, sulla progressiva burocratizzazione delle redazioni – che hanno smesso da tempo di essere un laboratorio di idee, ridotte spesso  a una caserma in cui si impartiscono e si eseguono degli ordini –  sulle sperequazioni salariali inaccettabili fra vecchi e nuovi assunti, sul declino a cui è stata condannata la figura dell’inviato, sulla esternalizzazione di interi comparti produttivi – come la produzione di immagini – solo per citare alcuni dei tanti, troppi temi dolenti.

Diciamoci la verità: di tutto ha parlato l’USIGRAI in questi anni, anche giustamente – della libertà di stampa in Turchia, ad esempio, oppure del caso Regeni – tranne però che dei nostri problemi concreti di giornalisti RAI e di come costringere l’Azienda ad occuparsene.

Per questo abbiamo deciso di candidarci nelle liste di “NOI GIORNALISTI RAI” al prossimo Congresso e per questo abbiamo deciso di farlo in rappresentanza di “PUNTOEACAPO”, la componente nazionale che da anni, con onestà e con lucidità, sta provando ad opporsi al tracollo dei nostri organismi di categoria e allo svilimento della professione.

Le due battaglie sono strettamente collegate, visto che i giornalisti RAI sono da sempre lo zoccolo duro della maggioranza che governa la categoria; e perciò solo se cambiamo i vertici dell’USIGRAI si può sperare di invertire la rotta anche negli altri organismi di categoria, investendo quindi in blocco i problemi, serissimi, che penalizzano oggi la nostra professione. Di questo e non di poltrone vorremmo che si parlasse al prossimo Congresso. Se ci date fiducia, noi lo faremo.

L’idea di sindacato che ci anima è semplice: vogliamo un sindacato che tuteli tutti e non gli “amici” e “gli amici degli amici”, un sindacato che chieda sempre il rispetto delle regole e ne individui altre, nuove, all’altezza dei tempi, un sindacato insomma che sappia incalzare l’azienda e non faccia inciuci, come succede da troppo tempo.

Amedeo Ricucci (Tg1)
Claudio Callini (Tg1)
Candidati nella lista “Noi giornalisti Rai” al congresso dell’Usigrai

1 Commento "“USIGRAI, UN CAMBIO DI STAGIONE DOPO LE POLITICHE CHE HANNO INDEBOLITO LA RAI E IL GIORNALISMO”"

  1. Mimmo Del Giudice | 19 Ottobre 2021 ore 8:37 | Rispondi

    Non sono un giornalista Rai, ma ma un caposervizio parlamentare ANSA in pensione e condivido perfettamente tutto quanto avete “denunciato” su una situazione che non è solo della Rai ma di tutto il giornalismo: dell’Ordine, degli organi sindacali, previdenziali e assistenziali. Andrebbe fatto un repulisti che ci riporti che ci riporti ai “riemp bell ‘e na vota” quando fare il giornalista era la professione più bella che esisteva in Italia e nel mondo. A quei tempi il sottoscritto con una eccellente laurea in lingue orientali (arabo, persiano e russo) ha rinunciato a tentare la carriera diplomatica e da Signor giornalista è stato per l’ ANSA corrispondente dalla Somalia, vaticanista e giornalista politico-parlamentare. Mimmo Del Giudice

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato


*