Quali misure sta mettendo in campo l’Inpgi per risanare i conti, come indicato dal governo, e per scongiurare il rischio di commissariamento?
Fino a questo momento, nessuna notizia da via Nizza. A tre mesi dalla scadenza fissata dal governo nel Decreto Rilancio, che con una proroga tutt’altro che scontata ha portato alla fine di dicembre il termine ultimo per avviare un programma riequilibrio del disavanzo, non risulta che sia stato fatto nulla.
Né per contenere le uscite, né per incrementare le entrate, voci queste indicate esplicitamente in un provvedimento ancora precedente – il Decreto crescita di oltre un anno fa – che stabiliva come termine perentorio per la presentazione delle proposte il 30 giugno di quest’anno.
Per questo i consiglieri generali di Inpgi Futuro Andrea Bulgarelli e Paola Cascella hanno scritto alla presidente Marina Macelloni una lettera con la richiesta formale di conoscere gli eventuali passi fatti dal nuovo Consiglio di amministrazione da lei guidato, eletto tre mesi fa, per istituire un tavolo tecnico che studiasse iniziative indirizzate al raffreddamento del profondo rosso che mina il futuro dell’Inpgi.
Sembra poi su un binario morto il tavolo tecnico aperto in gennaio a Palazzo Chigi: nessuno ne sa più nulla. Si vive sulle promesse del sottosegretario Martella, mentre sono certezza i nuovi prepensionamenti finanziati dal medesimo governo. Si ascoltano i birignao della Fnsi sulla possibilità di usare per l’editoria i soldi del Recovery Fund (notoriamente destinati alla prevenzione presente e futura del Covid). Di fatti reali o almeno di proposte, neanche l’ombra.
Abbiamo ben chiaro che rovesciare il segno di una tale debacle economica (-171,4 milioni di euro, la perdita netta del bilancio consuntivo 2019) sarebbe impossibile. Ma i correttivi, importanti anche per presentarsi con le carte in regola al vaglio dei ministeri vigilanti, ci sono.
A partire da una totale revisione dei piani di dismissione immobiliare e da una politica anti-evasione contributiva che sia più al passo con i tempi. Passando da una revisione dei contributi alla Fnsi, e alle associazioni regionali, piuttosto che da una profonda revisione dei compensi, che tenga conto della crisi nera in cui l’istituto si dibatte.
Ma nulla era stato fatto neppure da parte del vecchio Cda, malgrado le proteste dei consiglieri di Inpgi Futuro Paola Cascella e Carlo Chianura. Che lamentando una grave, gravissima inerzia da parte dell’istituto, anche per questo avevano votato no al bilancio.
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