PENSIONI DEI GIORNALISTI, E SULLA IPOTESI DELL’INPGI PIGLIATUTTO SCESE IL GELO DEL GOVERNO. RETROSCENA/1

Ufficio Studi e Ricerche di Puntoeacapo

Fin dal primo momento il governo Draghi aveva pensato all’Inps.

Ora che le pensioni e le prestazioni previdenziali dei giornalisti italiani sono state messe al sicuro, possiamo tentare una ricostruzione fattuale, un fact checking come dicono nel mondo anglosassone, di una partita drammatica che ha visto in campo una serie di protagonisti.

Personaggi e interpreti

Il protagonista assoluto è stato senza dubbio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il 19 dicembre di un anno fa riceve la lettera-appello del neonato Comitato Salviamo la previdenza dei giornalisti che porta già le prime cento firme. Dopo pochi giorni il Quirinale contatta il Comitato per comunicare la sensibilità su una questione che richiama direttamente la Costituzione, vale a dire quell’articolo 38 che garantisce la tutela dei diritti pensionistici da parte dello Stato. Il vero significato della garanzia pubblica.

Il punto più alto nell’intervento di Mattarella si verifica il 28 luglio, durante la tradizionale cerimonia della consegna del Ventaglio da parte della Stampa parlamentare. Davanti a una platea che come vedremo ospita soggetti che fino all’ultimo minuto avrebbero avversato la confluenza di Inpgi 1 nell’Inps, salvo poi rivendicarla a proprio merito, il presidente pronuncia le due paroline magiche, con ciò rendendo ancora più chiaro il proprio pensiero: i giornalisti cittadini come tutti che hanno diritto alla garanzia pubblica delle pensioni.

Da quel momento la strada è segnata, con l’istituzione decisa dal Parlamento di una commissione mista che entro il 20 ottobre dovrà pronunciare una parola definitiva sulla questione. Una commissione così composta.

Presidenza del Consiglio Simona Genovese, gabinetto Draghi, Ferruccio Sepe, Dipartimento per l’Editoria.

Ministero del Lavoro Elisabetta Cesqui, capo di gabinetto del ministro Andrea Orlando, Concetta Ferrari, direttore generale per le politiche previdenziali.

Ministero dell’Economia Luciana Patrizi, ispettore capo presso la Ragioneria generale dello Stato, Pietro Rizza, economista, consigliere del ministro dell’Economia Daniele Franco.

Inps Vito La Monica, direttore centrale, Gianfranco Santoro, responsabile dell’attuario.

Inpgi Marina Macelloni, presidente, Mimma Iorio, direttore generale.

Un livello tecnico di assoluto rilievo. Ma nei primi giorni di settembre si deve risolvere una clamorosa gaffe istituzionale che ha stupito sia Palazzo Chigi che lo stesso Mef: la proposta di nominare per conto del ministero dell’Economia Federico Freni, stretto collaboratore di Claudio Durigon (a sua volta principale referente politico dell’Inpgi sulla partita comunicatori), in seguito nominato sottosegretario proprio al posto di Durigon scivolato sulla battuta da comizio sul parco di Latina da reintitolare al figlio di Mussolini.

Freni, come sappiamo, è stato a lungo anche consulente dell’Inpgi. Se fosse nominato si verificherebbe un clamoroso conflitto di interessi. Analogamente, si vuole indicare in capo al Mes Paola Vittori, capo della segreteria politica dello stesso Durigon.

Anche per evitare una falsa partenza della commissione, Freni e Vittori vengono sostituiti in un battibaleno con due alti dirigenti del ministero, uno dei quali con passate esperienze in Banca d’Italia, come Daniele Franco e Mario Draghi.

La mossa preventiva dell’Inpgi

Nella prima riunione, a inizio settembre, l’Inpgi tenta di sparigliare le carte e presenta un lungo documento la cui sostanza è: non ci basta far entrare nel nostro ente i soli comunicatori, come sosteniamo da anni, ma tutti i lavoratori della filiera editoriale. Vale a dire circa 30.000 lavoratori dipendenti o autonomi.

Si citano i codici Ateco relativi. Il 58.1 contiene i lavoratori delle seguenti attività: pubblicazione di elenchi, edizione di riviste e periodici, altre attività editoriali, edizione di libri, pubblicazione di mailing list, edizione di quotidiani, stampa di giornali. E’ evidente che la parte più ghiotta è rappresentata dai lavoratori della filiera dei libri. Senonché, si registra subito la presa di posizione di Ricardo Franco Levi, presidente dell’Associazione italiana editori (Aie), che si dice subito contrario a travasi contributivi della categoria.

Non basta. Il documento Inpgi cita altri codici Ateco: dal 63.12 dei lavoratori impiegati nei portali web al 63.91 dei lavoratori sempre non giornalisti impiegati nelle agenzie di stampa, dal 70.21 degli uffici di pubbliche relazioni al 74.20 dei fotoreporter al 90.03.01 dei cosiddetti giornalisti indipendenti a partita Iva. Forse quelli di Inpgi 2 da far passare in blocco su Inpgi 1? Non è dato saperlo.

Di sicuro questa proposta dell’Inpgi – che ha ricevuto un supporto informale ma sostanziale dagli editori della Fieg – punta ad alzare la posta in nome di un cambiamento di scenario del mercato del lavoro che attribuisca all’istituto un ruolo trasversale in grado di raddrizzare i bilanci anche a costo di una trasformazione genetica che obblighi l’ente a non chiamarsi più Istituto di previdenza dei giornalisti. Tutto pur di mantenere l’autonomia.

Formalmente il resto della commissione mista si riserva una valutazione delle carte e una successiva valutazione. Il documento raccoglie il gelo di Palazzo Chigi e dei ministeri, con l’Inps preoccupato di perdere decine di migliaia di contribuzioni. Entro pochi giorni, come vedremo, tra colpi di scena e scontri sotterranei, prenderà corpo la soluzione definitiva sulla previdenza dei giornalisti in default.

(1 – continua. A questo link il secondo articolo)

1 Commento "PENSIONI DEI GIORNALISTI, E SULLA IPOTESI DELL’INPGI PIGLIATUTTO SCESE IL GELO DEL GOVERNO. RETROSCENA/1"

  1. Mario De Scalzi | 31 Dicembre 2021 ore 13:10 | Rispondi

    Insisto: TUTTI i membri dell’inpgi devono dimettersi. È inammissibile che dopo essersi fatti i Cazzola loro, restino a prendere stipendi vergognosi. Se sono giornalisti (cosa che peraltro mi spaventa!) tornino A LAVORARE!! Provino sulla propria pelle cosa significa sudarsi stipendio e pensione. Come è avvenuto per tutti noi…..

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato


*