USIGRAI, SCOMPARE L’UNANIMISMO, ORA UN CAMBIO DI ROTTA PER IL RILANCIO NECESSARIO DEL GIORNALISMO

Si è chiuso giovedì 11 novembre a Milano il XVI Congresso dei Giornalisti Rai. Si è chiuso con un passaggio di testimone interno alla maggioranza, all’insegna quindi della continuità, fra il segretario uscente Vittorio Di Trapani – reduce da 3 mandati consecutivi da tre anni l’uno – e il nuovo segretario, Daniele Macheda.

Il quale però, per la prima volta, non è stato eletto all’unanimità ma con il voto contrario dei due nuovi rappresentanti in esecutivo delle due liste di opposizione, fra cui quella a cui avevamo aderito come Puntoeacapo, la lista “Noi giornalisti Rai”, che si era presentata con un discreto successo alle elezioni, raccogliendo il 18% dei delegati delle liste nazionali.

Contro la nostra lista, in realtà, la maggioranza che controlla da tempo immemore l’Usigrai – la stessa che controlla la Fnsi e l’Inpgi – ha fatto un ostracismo feroce, con attacchi personali di una violenza mai vista in un congresso di giornalisti Rai, quasi a volere lo scalpo di chi aveva osato sfidare l’unanimismo ormai imperante.

Nonostante questo, la lista “Noi giornalisti Rai” è riuscita a portare un suo rappresentante in Esecutivo, la collega Claudia Pregno della Tgr Piemonte, e a far passare tre importanti mozioni congressuali, di cui due osteggiate dalla maggioranza e però votate dalla sua base.

Un piccolo segnale, questo, che il controllo ferreo esercitato dalla maggioranza bulgara dell’Usigrai si può anche scardinare, con la forza delle idee, la caparbietà e l’onestà. Va in questa direzione anche l’accoglienza fiacca riservata alla Presidente dell’Inpgi Marina Macelloni, la quale ha provato ad arrampicarsi sugli specchi per giustificare le scelte disastrose operate dalla maggioranza che l’ha espressa in seno all’Istituto di Previdenza dei Giornalisti, senza però mai scaldare la platea, che l’ha di fatto ignorata.

Con la forza delle idee “Noi giornalisti Rai” farà opposizione in seno al nuovo Esecutivo Usigrai. Un’opposizione dura, perché serve un cambio di rotta nel modo di pensare e di operare del nostro sindacato, e un’opposizione trasparente e in costante contatto con i colleghi delle varie redazioni, perché è ora di finirla con le decisioni prese nelle stanze segrete e poi calate dall’alto.

Come il congresso ha drammaticamente evidenziato, la Rai vive una crisi d’identità profonda, che la paralizza nella sua azione e la rende da un lato sempre più succube della politica e delle sue ingerenze e dall’altro incapace di porsi all’altezza delle grandi sfide strategiche ed organizzative che la rivoluzione tecnologica impone a un’azienda che voglia e debba fare servizio pubblico.

Serve un sindacato che faccia il Sindacato e non si accontenti – come in passato – di una cogestione all’amatriciana, al ribasso e di piccolo cabotaggio. Serve un Sindacato che non si accontenti di favorire la carriera di pochi fedelissimi appartenenti al suo Cerchio Magico, abdicando invece al suo vero ruolo, di controparte dell’azienda.

Serve infine un Sindacato che non si trinceri nel fortino di Saxa Rubra ma riprenda a dialogare con i colleghi delle altre realtà editoriali italiane, nella consapevolezza che la crisi che attanaglia il settore ci investe tutti e richiede uno sforzo collegiale. Nessuno può sperare di vincere da solo.

Amedeo Ricucci, Claudio Callini
Delegati di Puntoeacapo con la lista “Noi giornalisti Rai” al XVI congresso Usigrai

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