INPGI NELL’INPS, IN RELIGIOSO SILENZIO SI PICCONA IL CONTRATTO, SI SPOSTANO FONDI, SI DISTRIBUISCONO SOLDI

Grandi manovre all’Inpgi in vista del passaggio di tutte le prestazioni previdenziali riguardanti i giornalisti subordinati (il cosiddetto Inpgi 1) all’Inps. Resterà autonomo l’Inpgi 2, vale a dire l’ente che dovrà garantire pensioni e previdenza ai giornalisti autonomi. Ma il miracolo cui stanno lavorando in sincrono i vertici dell’istituto e quelli della Fnsi e della Fieg è quello di mantenere una specie di status quo dei privilegi e delle rendite di posizione.

Abbiamo già scritto del progetto di portare da 5 a 46 i membri del parlamentino di Inpgi 2. Questo in applicazione di una legge del 1996 che per ventisei anni si è ritenuta non obbligatoriamente applicabile. La questione, al momento, e salvo diverse interpretazioni da parte dei due ministeri vigilanti, non sembra di carattere formale quanto invece di opportunità e di sobrietà.

Meriteranno un approfondimento poi i criteri con cui si sta decidendo chi tra i dipendenti e i dirigenti potrà restare nell’Inpgi o dovrà spostarsi nell’Inps.

Ma è nell’architettura complessiva del passaggio che sembra di scorgere forme d’intervento particolarmente… creative. Alcuni esempi eclatanti dovremmo vederli già nelle prossime ore, in occasione del prossimo importante consiglio di amministrazione.

Da indiscrezioni sembra che la maggioranza formata dai consiglieri di Controcorrente, della Fnsi e degli editori porterà a dama tre importanti provvedimenti.

Il primo scaturirebbe da un accordo firmato da Fnsi e Fieg nei giorni scorsi che cambia la destinazionr di un importante istituto contrattuale, forse uno dei pochi elementi positivi del contratto del 2009. Stiamo parlando, salvo errori, del cosiddetto Allegato O del Contratto giornalistico, ossia della contribuzione straordinaria che attraverso un prelievo  dello 0,50 per cento a carico delle aziende e dello 0,10 a carico dei giornalisti punta a far fronte “alle esigenze sociali che le parti, in esercizio della propria autonomia, valuteranno come meritevoli di tutela”.

Diverso il discorso relativo a una formale richiesta della Fnsi, su cui il Cda discuterà. Un articolo del contratto, il 21, stabilisce la possibilità di extracontribuzioni a carico dei giornalisti in attività per finalità di tutela sociale e per mantenere in equilibrio la cassa. Alla fine degli Anni Settanta questo contributo fu revocato ma le somme fino ad allora incassate furono inserite in un fondo speciale con cui sostanzialmente si anticipava il pagamento della cassa integrazione.

Non sappiamo di che importo si stia parlando. A quanto sembra ora la Fnsi ha chiesto all’istituto di trasferire questo fondo da Inpgi 1 a Inpgi 2 per garantire misure di welfare in favore dei giornalisti autonomi. Finalità in sé nobile, salvo il fatto che quei soldi erano stati raccolti a suo tempo dalle buste paga dei giornalisti dipendenti. L’Inps è stato informato? E’ d’accordo?

Ciliegina sulla torta, il terzo provvedimento all’esame del Cda. Anche quest’anno, nonostante la rivoluzione copernicana di fine 2021, al sindacato andrà il generoso contributo dell’Inpgi con causale assistenza agli iscritti. Con una sostanziale differenza: fino al 30 giugno – data limite della esistenza di Inpgi 1 – verranno computate le somme relative ai fiduciari dei giornalisti dipendenti. Dal 1. luglio si introdurrà un contributo ex novo che riguarderà i soli iscritti a Inpgi 2. Top secret al momento le somme previste. Di sicuro c’è che il servizio continuerà a essere appannaggio di Fnsi e associazioni di stampa che nell’ultimo anno, così pare, hanno visto scendere le iscrizioni ai minimi storici. A carico anche di chi iscritto al sindacato non è.

Ricapitolando. Un fondo contrattuale che viene mofificato non si sa in cambio di che cosa, un altro che passa dalla mano destra che l’ha raccolto alla mano sinistra che ne usufruirà, una vena di soldi al sindacato che sarà ancora generosamente irrorata. Ma in definitiva ciò che più colpisce è che su delibere fondamentali come queste e in generale sui nuovi assetti istituzionali dell’ente a decidere siano, disinvolti, gli stessi soggetti che hanno gestito negli ultimi trent’anni il declino dell’Inpgi fino alla scomparsa della sua costola più importante.

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