La Federazione nazionale della Stampa italiana (Fnsi) si trova da tempo in una situazione di stallo con gli editori, non riuscendo a ottenere il rinnovo del contratto di lavoro per i giornalisti, che è fermo dal 2014. La situazione è resa ancora più complicata dal fatto che anche l’adeguamento economico è bloccato dal 2016, causando un’erosione progressiva del potere d’acquisto dei lavoratori. Questo blocco ha conseguenze significative per tutti gli attori coinvolti: i giornalisti, gli editori e l’opinione pubblica, che ne subisce i riflessi in termini di qualità dell’informazione.
Le ripercussioni per i giornalisti
Per i giornalisti, questo stallo si traduce in una profonda insicurezza economica e lavorativa. L’assenza di un contratto rinnovato significa che le norme che regolano il loro lavoro non sono aggiornate per affrontare le sfide del settore mediatico moderno, come la crescente precarizzazione del lavoro, l’aumento delle collaborazioni a partita IVA e l’uso sempre più massiccio delle nuove tecnologie. Il mancato adeguamento economico, che dura da quasi un decennio, si traduce in una perdita reale di reddito. In un contesto di inflazione crescente, uno stipendio fermo al 2016 ha un valore d’acquisto notevolmente ridotto. Questo erode non solo la dignità professionale, ma anche la qualità della vita dei giornalisti e delle loro famiglie.
Inoltre, il mancato aggiornamento del contratto non affronta questioni cruciali come la tutela dei freelance, la gestione dei diritti d’autore in un’epoca digitale e la formazione continua. I giovani giornalisti, in particolare, si trovano a fronteggiare un mercato del lavoro estremamente competitivo, con tutele scarse e compensi spesso irrisori, che rendono la professione insostenibile. La mancanza di prospettive certe porta molti a disilludersi e ad abbandonare il settore.
Le ragioni degli editori
Gli editori, rappresentati principalmente dalla Federazione Italiana Editori Giornali (Fieg), hanno posizioni molto chiare. Sostengono che l’attuale modello di business del giornalismo tradizionale sia insostenibile. La crisi economica del settore, il calo della vendita di copie e la concorrenza spietata del web, dove l’informazione è spesso offerta gratuitamente, hanno ridotto drasticamente i ricavi. Di conseguenza, secondo gli editori, non ci sono le risorse economiche per affrontare aumenti salariali o per concedere maggiori tutele contrattuali.
Il loro obiettivo è quello di un contratto che rifletta la nuova realtà del mercato, che consenta maggiore flessibilità e una riduzione dei costi del lavoro. Essi vedono nel rinnovo contrattuale un’opportunità per ristrutturare il settore, rendendolo più agile e competitivo. Tuttavia, questa visione spesso entra in conflitto con le legittime richieste dei lavoratori, creando una frattura insanabile che alimenta lo stallo.
Le ricadute sull’opinione pubblica
La mancata risoluzione di questo conflitto non riguarda solo i giornalisti e gli editori. Le ripercussioni più gravi e sottovalutate ricadono sull’opinione pubblica e sulla qualità dell’informazione che essa riceve. I giornalisti precari e sottopagati sono più esposti a pressioni esterne, come quelle politiche o economiche, e meno incentivati a investire il tempo e le risorse necessarie per svolgere inchieste approfondite e reportage di qualità.
Un’informazione superficiale, frutto di un lavoro frettoloso e precario, mina il ruolo fondamentale del giornalismo come “quarto potere” e baluardo della democrazia. Quando i professionisti dell’informazione non sono messi in condizione di lavorare con serenità e sicurezza economica, la qualità del servizio pubblico che offrono ne risente. Questo può portare a un aumento della disinformazione, del giornalismo d’opinione a scapito di quello d’inchiesta e, in ultima analisi, a una crescente sfiducia dei cittadini nei confronti dei media.
La mancanza di un contratto aggiornato, quindi, non è solo una questione di salari e tutele lavorative. È una minaccia diretta alla libertà di stampa e al diritto dei cittadini di essere informati in modo completo e obiettivo. Senza un giornalismo forte, indipendente e tutelato, è la democrazia stessa a essere in pericolo.
Grande assente in questa partita è la politica che in altre stagioni ha compreso l’importanza della posta in gioco ed è intervenuta per mediare e approvare leggi di sistema in grado di dare le giuste tutele al lavoro. Forse i giornalisti deboli fanno comodo?

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