INPGI, NON PASSA LO STATUTO CHE VOLEVA CRISTALLIZZARE LE RENDITE DI POSIZIONE DELLE OLIGARCHIE

di Paola Cascella *

Il nuovo statuto dell’Inpgi non passa. In un’assemblea dai toni accesi, con i giornalisti in barricata a scambiarsi accuse reciproche, il Consiglio generale dell’Istituto ha bocciato la riforma voluta dalla presidente e dalla sua maggioranza, che era stata approvata a fine maggio dal Consiglio di amministrazione.

Una sconfitta scontata, ampiamente prevedibile, visto che le modifiche dello statuto richiedono il voto favorevole della maggioranza qualificata, ovvero tre quarti della platea. Su 58 presenti, sarebbe stato necessario il voto favorevole di 44 consiglieri. Invece, alla fine della bagarre, i sì sono stati soltanto 39 contro 19 no. Gli stessi numeri che hanno respinto anche due emendamenti sempre della maggioranza (ma i 19 qui si sono astenuti).

D’altra parte la presidente Marina Macelloni non ha fatto nulla per evitare il tonfo clamoroso. Nessun tentativo di convincere la platea, a parte poche parole per spiegare di aver scelto di disegnare una riforma “non rivoluzionaria”, ma nel solco della storia dell’Inpgi, guarda caso finita col default che sappiamo, hanno ricordato le opposizioni.

Ma soprattutto nessuna mediazione sulle ragionevoli proposte di modifica avanzate dalla opposizione, nessuna iniziativa di compromesso, nessun dialogo con i consiglieri di minoranza accusati di voler paralizzare l’ente. Senza voler considerare che le modifiche proposte e non accolte ricalcano per molti aspetti gli statuti adottati da diverse altre casse private tra cui quella dei periti industriali, dei biologi, degli psicologi… Col beneplacito dei ministeri vigilanti, ribadito anche di recente.

Invece niente: la maggioranza, con sicumera e arroganza, non ha ritenuto di cambiare una virgola della sua proposta, né di accogliere alcun suggerimento, andando avanti con il proprio schema peggiorativo rispetto all’attuale statuto. Come per esempio sul tema della trasparenza, dove si prevedono regole persino più restrittive di quelle dettate dal Codice civile. O sul tema dei rapporti col sindacato, che nella bozza della maggioranza vanno mantenuti per statuto, ma in relazione ai quali il legislatore ha dato chiare indicazioni arrivando a cancellare la figura del segretario della FNSI dalla governance del nuovo Inpgi.

Macelloni e la sua maggioranza sembrano non aver capito. O forse fanno orecchie da mercante. Anche sull’elezione del Cda e del Consiglio di indirizzo generale, è stato alzato un muro laddove le opposizioni hanno proposto elezioni separate, con doppia scheda e figure apicali diverse.

Non sappiamo cosa accadrà a questo punto. I ministeri vigilanti hanno fissato la fine di giugno come termine ultimo per la presentazione del nuovo statuto, naturalmente approvato dal Consiglio generale attuale. Come verrà tamponata la situazione? Quali alternative ci sono? C’è il pericolo di un commissariamento? Nel frattempo, non si trova di meglio che criminalizzare chi ha voluto accendere un faro sul futuro dell’Inpgi 2. Rinviamo volentieri al mittente, cioè alle oligarchie che vogliono proseguire a gestire tutto come in un’infinita rendita di posizione, queste accuse ridicole.

* Consigliera generale per Inpgi Futuro, componente della Commissione Statuto

4 Commenti "INPGI, NON PASSA LO STATUTO CHE VOLEVA CRISTALLIZZARE LE RENDITE DI POSIZIONE DELLE OLIGARCHIE"

  1. Buongiorno, avrei bisogno di un chiarimento se possibile.

    Per una disoccupazione iniziata a marzo 2022, l’eventuale sussidio straordinario che partirebbe a marzo 2023 durerebbe fino a marzo 2024 o fino a dicembre 2023?

    Ovvero le regole Inpgi varrebbero fino a scadenza dei 24 mesi canonici, oppure verrebbero interrotte dalla “tagliola” del 31 dicembre 2023 che segna il definitivo adeguamento delle regole inpgi a quelle INPS?

    Grazie

  2. Grazie della risposta, purtroppo in Inpgi sembrano non saperne molto, o meglio danno risposte contraddittorie.

    L’art. 108 non è chiarissimo, speriamo abbiate ragione voi. Cordiali saluti

    108. A decorrere dal 1° luglio 2022 e fino al 31 dicembre 2023, i trattamenti di disoccupazione e di cassa integrazione guadagni sono riconosciuti ai giornalisti aventi diritto secondo le regole previste dalla normativa regolamentare vigente presso l’INPGI alla data del 30 giugno 2022. I trattamenti sono erogati a carico della Gestione prestazioni temporanee ai lavoratori dipendenti, di cui all’articolo 24 della legge 9 marzo 1989, n. 88, alla quale afferisce la contribuzione per lo stesso periodo. A decorrere dal 1° gennaio 2024 si applica la disciplina prevista per la generalità dei lavoratori iscritti al Fondo pensioni lavoratori dipendenti.

    • A nostro avviso, si intende che ai trattamenti erogati a partire dal 1. gennaio 2024 si applicano le nuove regole. In ogni caso non verrebbe a cessare il trattamento di disoccupazione.

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