di Gianni Dragoni
Addio all’Inpgi 1, ma non ai compensi dei vertici. Gli emolumenti della presidente Marina Macelloni, del direttore generale Mimma Iorio & C. restano immutati malgrado l’attività dell’ente dei giornalisti sia più che dimezzata dopo il passaggio dal 1. luglio all’Inps.
Ma la presidente non sembra essersene accorta, come ha fatto intendere al termine del Consiglio generale di fine aprile quando assai piccata ha affermato: “Non ho mai ritenuto, e non ritengo tuttora, che il mio compenso sia immorale o non etico, come è stato di fatto definito. Il mio compenso sapete benissimo da dove arriva, come è composto, di quali voci. Sapete benissimo che per sei anni ho regalato all’Istituto la mia presenza a Roma (occupando un appartamento di sua proprietà – ndr) e in tutto questo io trovo che non ci sia niente di immorale o di poco etico. Chiuso”.
Lo sfogo di Macelloni era arrivato in risposta a un intervento di Daniela Stigliano, che aveva letto la dichiarazione di 15 consiglieri nella quale si chiedeva alla presidente di tagliare i suoi emolumenti di 60.000 euro per i mesi restanti fino alla fine del suo incarico, come aveva appena fatto il presidente Mattarella, che proprio in quei giorni si era ridotto di una cifra analoga il proprio appannaggio annuale di 230.000 euro.
Il gruppo di consiglieri aveva auspicato “un analogo senso di responsabilità” ricordando di aver proposto, in particolare Inpgi Futuro fin dalla precedente consiliatura, una riduzione delle indennità della presidente e del direttore generale, e una revisione dei compensi e dei gettoni di presenza degli organi collegiali. Ma senza nessun esito.
Nella transizione l’Inpgi supporta l’Inps
Il passaggio di funzioni non è stato secco. Gli uffici Inpgi continuano a supportare le strutture Inps. Un’attività “provvisoria” che non si sa quanto durerà. In un comunicato del 30 giugno l’Inpgi ha ricordato che “per la gestione del processo di transizione delle funzioni oggetto del trasferimento è stato costituito un apposito Comitato, composto da dirigenti dei due enti e in carica fino al 31 dicembre 2022, che ha pianificato e organizzato il complesso delle attività operative necessarie a realizzare il passaggio delle funzioni”.
Sui lavori del Comitato, coordinato dal direttore generale dell’Inps, non sono mai state fornite pubbliche delucidazioni. Nella stessa nota l’Inpgi ha affermato: “Nell’ambito di tale processo – particolarmente complesso e articolato – sono già state completate le attività principali – le cui funzionalità sono regolarmente disponibili – e molte altre saranno a breve completate.
Restano, invece, ancora da definire alcuni aspetti non strettamente urgenti, che saranno comunque oggetto di approfondimento e risoluzione in tempi utili a consentirne una adeguata fruizione agli utenti. Per tutta la durata della gestione della fase transitoria, comunque, l’Inpgi continuerà a fornire pieno supporto alle strutture Inps per assicurare una effettiva continuità nella erogazione dei servizi agli iscritti”.
Attesa per i decreti ministeriali
Parole fumose. Proprio oggi è stato pubblicato il decreto dei ministri del Lavoro e dell’Economia per giungere alla divisione ufficiale dei dipendenti (179 a fine 2021) e dirigenti tra quelli che devono transitare sotto l’Inps (“un contingente di personale non superiore a 100 unità”, dice la legge) e quelli che restano nell’istituto in via Nizza. I documenti sono disponibili a questo link.
L’oggettivo ritardo per la emanazione di questo decreto ha alimentato l’incertezza tra il personale. Alcuni giornalisti ci segnalano un aumento delle difficoltà a raggiungere al telefono gli interni dell’Inpgi.
L’ente residuale sarà un mini-Inpgi che si occuperà solo della gestione separata, detta Inpgi 2, ossia i giornalisti con rapporto di lavoro autonomo, Co.co.co., partite Iva, e soprattutto “finte partite Iva”, secondo la brutta piega che ha preso la professione giornalistica tra cinismo degli editori, incapacità del sindacato di tutelare le fasce più deboli di lavoratori, scarsa capacità dell’Inpgi di andare a scovare le forme di elusione.
Contenitore svuotato, compensi pieni
Pur largamente svuotato, il contenitore dell’Inpgi continua a esistere con gli stessi organi di gestione, fino a quando non verrà modificato lo statuto, questo non sarà approvato dai ministeri del Lavoro e dell’Economia e non ci saranno le elezioni dei nuovi organi collegiali. E i compensi dei vertici continuano a correre a pieno ritmo, anche se l’attività è più che dimezzata.
Alla presidente 220mila euro
Da pochi giorni sul sito dell’Inpgi sono stati pubblicati i compensi percepiti nel 2021 dal cda, dal collegio sindacale e dai dirigenti. La presidente Macelloni ha percepito 220.032 euro lordi, 15.720 euro in meno del 2021 (aveva percepito 235.752 euro) perché durante lo scorso esercizio è stata decisa una piccola limatura dei compensi (-10%), con una delibera approvata dal consiglio generale il 29 aprile 2021 e in vigore da quel momento.
Il no a un vero taglio dei compensi
Il vertice dell’Inpgi e la maggioranza del sindacato che lo sostiene (la stessa che comanda nella Fnsi) però non ha voluto apportare un taglio significativo dei compensi, al contrario di quanto – come si è detto all’inizio – richiesto da 15 consiglieri generali (tra i quali quelli di Inpgi Futuro) data la gravissima situazione di cassa dell’ente.
I consiglieri di minoranza avevano chiesto che si tornasse ai gettoni di presenza, un istituto in vigore
all’Inpgi fino al 1994, quando la governance percepiva soltanto quella remunerazione, in qualche caso del tutto simbolica. In alternativa, gli stessi 15 consiglieri avevano chiesto un taglio dei compensi del 30%, ma anche questa richiesta è stata respinta. Tutto questo è già stato raccontato su Puntoeacapo da Paola Cascella in un articolo del 30 aprile 2021.
Tra ministeri e sindacato
I vicepresidenti sono due, il giornalista Giuseppe Gulletta ha ricevuto 34.928 euro (2.100 euro in più del 2021) e Fabrizio Carotti (Fieg) 28.018 (4.800 euro in meno dell’anno precedente). Anche queste somme, come tutte quelle citate in quest’articolo, sono al lordo delle tasse.
Tra gli altri consiglieri di amministrazione (in tutto sono 15) il compenso più alto è quello di Salvatore Bartolo Spinella, commercialista catanese designato dal ministero del Lavoro, 53.617,38 euro. Lo segue Antonio Funiciello, designato da Palazzo Chigi, con 46.303,32 euro, cioè 991 in più rispetto al 2020. Da febbraio 2021 Funiciello è capo di gabinetto del premier Mario Draghi, è stato capo segreteria di Paolo Gentiloni quando era presidente del Consiglio.
Nella graduatoria dei compensi il terzo consigliere è il giornalista Carlo Maria Parisi, 42.288 euro. Tutti gli altri componenti del cda nel 2021 hanno percepito 21.144 euro a testa, tra questi c’è il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso.
Nel collegio sindacale svettano Fantini e Reboani
I compensi dei sette componenti del collegio sindacale vanno dal massimo di 53.655 euro di Raffaella Fantini, commercialista, nominata nel 2016 in rappresentanza della presidenza del Consiglio quando il premier era Matteo Renzi (è nata a Firenze) al minimo di 21.144 euro di tre sindaci giornalisti. Il secondo sindaco per compensi è Paolo Reboani, 49.180 euro, designato dal ministero del Lavoro, il terzo è Angela Stefania Adduce, designata dal ministero dell’Economia, 42.288 euro.
Gli emolumenti dell’Inpgi 2
L’Inpgi 2 ha un comitato amministratore composto da cinque giornalisti, i cui emolumenti vanno dai 42.288 euro di Massimo Marciano (che è anche rappresentante della gestione separata in cda) ai 29.558 di Stefania Di Mitrio, quindi tre con 17.708 euro ciascuno: Nicola Chiarini, Ezio Ercole, Orazio Raffa.
Della Dg la retribuzione più alta
La retribuzione più alta nell’Inpgi è quella del direttore generale, Mimma Iorio, 235.866,45 euro lordi nel 2021. Secondo i bene informati Iorio non andrà all’Inps, ma resterà a presidiare il mini-Inpgi, con i suoi fedelissimi, a occuparsi della gestione separata e di un cospicuo patrimonio. Secondo l’ultimo bilancio il patrimonio investito a valori di mercato dell’Inpgi 2 a fine 2021 era pari a 794,38 milioni, 70 milioni in più dell’anno precedente, quasi il doppio rispetto al valore di fine 2017 (+85%). Il patrimonio a valori di mercato dell’Inpgi 2 ha superato quello dell’Inpgi 1, che a fine 2021 è sceso a 747 milioni, anche questo dal primo luglio è passato all’Inps.
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