INPGI, SCHIAFFO AI GIORNALISTI: I MINISTERI APPROVANO LA DELIBERA CHE METTE LE MANI IN TASCA AGLI ISCRITTI

di Carlo Chianura
Portavoce di Puntoeacapo

Più che un giallo di fine anno è una vera e propria coda velenosa della partita Inpgi. Protagonisti i ministeri vigilanti sull’Istituto di previdenza dei giornalisti, vale a dire il ministero del Lavoro e quello dell’Economia.

Una coda velenosa che rischia da questo mese di pesare sulle tasche di tutti i giornalisti, sia di quelli in attività che dei pensionati.

Ricordate la sciagurata delibera che nel giugno 2021 stabilì che gli attivi avrebbero dovuto versare più contributi di tutti gli altri lavoratori italiani e che i pensionati sarebbero stati sottoposti a un nuovo prelievo sul proprio assegno? Una mossa della disperazione della maggioranza Inpgi, nel tentativo di evitare il commissariamento e dunque di salvare le proprie rendite di posizione.

Un provvedimento-manifesto buono per la propaganda e per lanciare un osso ai due vigilanti ma che non avrebbe spostato se non per spiccioli la disastrosa situazione finanziaria di un istituto previdenziale prossimo al default.

Nonostante prese di posizione contrarie al provvedimento, interne e soprattutto esterne al Cda, la delibera fu approvata e inviata al ministero del Lavoro e al Mef – i due ministeri vigilanti, appunto – per ricevere come da legge il via libera definitivo.

Una procedura ordinaria in tempi ordinari, non certo nella rivoluzione della seconda metà del 2021 avviata con la decisione del governo e del Parlamento di insediare una commissione mista governo-Inps-Inpgi che come abbiamo visto avrebbe decretato la fine della esperienza autonoma dell’Inpgi 1.

Senonché – come se niente fosse accaduto nel frattempo – le burocrazie interne del Lavoro e del Mef, nei giorni immediatamente precedenti il Santo Natale, hanno scritto all’Inpgi che la delibera che aumentava i contributi dei giornalisti attivi e tagliuzzava le pensioni doveva considerarsi approvata. E questo nelle stesse ore in cui il Senato approvando la Legge di bilancio dava disco verde alla rivoluzione copernicana della previdenza dei giornalisti.

Come definire questa decisione? Punitiva? Vendicativa? La firma in calce a carriere interne che possono considerarsi terminate non proprio gloriosamente? Forse vecchi conti da regolare con i giornalisti, intesi e vissuti come privilegiati?

Sta di fatto che potremmo trovarci di fronte al paradosso di tagli e aumenti che dovrebbero essere messi in atto da gennaio a giugno, salvo poi essere ritirati dal 1. luglio con il passaggio all’Inps.

A quanto pare questa mossa intempestiva e impolitica, da vecchi burocrati, ha sorpreso e irritato Palazzo Chigi che ha cercato subito una strada per disinnescare la mina. Per quanto ne sappiamo, la soluzione non è stata ancora messa in atto ma potrebbe consistere in una delibera dell’Inpgi di sospensione della delibera precedente con relativa trasmissione agli stessi ministeri. Una delibera contro la delibera insomma. Vedremo come finirà.

P.S. Tutto questo non sarebbe accaduto se non fosse stata approvata la improvvida delibera di giugno.

Aggiornamento del 5 gennaio 2022 Come anticipato da Puntoeacapo, l’Inpgi si appresta ad approvare una delibera che tenterà di neutralizzare gli effetti della precedente delibera di giugno 202 con la quale aveva fissato una serie di misure penalizzanti per i giornalisti. Un Cda è stato convocato per martedì 11 gennaio, all’ordine del giorno questo unico punto. Vi terremo informati sugli sviluppi.

1 Commento "INPGI, SCHIAFFO AI GIORNALISTI: I MINISTERI APPROVANO LA DELIBERA CHE METTE LE MANI IN TASCA AGLI ISCRITTI"

  1. Paolo Mastromo | 6 Gennaio 2022 ore 9:54 | Rispondi

    Purtroppo, quando interessi personali e incompetenza si incrociano, non c’è niente da fare. E’ quanto è accaduto all’Inpgi in questi anni: sapevamo TUTTI che la partita Inpgi non poteva finire altro se non con la confluenza nell’Inps. Assurdi e inconcludenti i progetti di “allargamento della platea”. Io penso (e spero) che si riuscirà a disinnescare la mina; certamente è l’ultimo colpo di coda di una presidenza (e di una mentalità diffusa, diciamolo pure) non all’altezza della situazione. Temevamo addirittura il “ricalcolo” delle pensioni; potremmo subire questa ultima umiliazione. Per fortuna ce ne siamo liberati.

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